lunedì 28 maggio 2018

Electric Mobility on Wheels

Vehicular electric mobility will become a revolutionary innovation that will impact civil society at a profound level within the next 10-20 years.  
This revolution will realize:
1.      A drastic cut in fossil fuel consumption, with coinciding benefits on the reduction of pollution, thus lowering related casualties and strongly contributing to the fight against global warming.
2.      The reduction of fossil fuels thanks to electric mobility, and the growth of renewable sources will lessen the revenues of various nations under autocratic regimes that use parts of these provisions to export Islamic fundamentalism.   
3.      With assisted driving, and the following introduction of autonomous driving of electric automobiles, we will inevitably see a substantial decrease of urban traffic, thereby creating a more efficient and sustainable city. (A few studies showcased that every self-driving vehicle can ensure the replacement of up to five traditional gas-functioning automobiles).
As we see the potential benefits that can arise from this innovation, the contentious question remains of why the production of electric automobiles (eventually self-driving automobiles) is not sought out at a more rapid rate, and when is the plausible time for development.   
Currently, there is at least the rapid growth of electric automobile registration at the hands PHEV (Plug-in Hybrid Electrical Vehicles) and BEV (Battery Electrical Vehicles).  In 2017, there have been over one million registrations, with China being the prominent market.   
There are nonetheless, three obstacles to overcome for quicker diffusion of electric mobility on wheel:
1.      The cost of electric automobiles is still markedly higher than traditional vehicles.  This is seemingly due to the low quantity of electric automobiles being constructed, the initial amortization of equipment of production, and of the high prices of batteries.  However, they are rapidly decreasing annually which leads me to believe that the cost of production of electric automobiles will stabilize within 2025 to a similar level of combustion engine vehicles.   
2.      The low self-sufficiency of batteries, therefore giving rise to the necessity of frequent recharges.  This issue is being tackled with the introduction of a new generation of batteries that accumulate more energy while simultaneously having less weight and volume.  As such, I believe that by the year 2030, we will have access to batteries that can sustain an autonomy of over 500 Km with a lower cost, weight, and volume.    
3.      The absence of a widespread infrastructure for quick recharging of batteries, unlike gasoline distributors.  Even on this subject matter, technological developments are being made so that compact charging stations will eventually be embedded on a national scale.
In essence, I believe that a network of speedy charging will be available at least in all European countries, Japan, United States, China, and many other countries by 2035.       
By the year 2035, the production of auto electric vehicles will have surpassed that of traditional combustion automobiles.
By the year 2040, electric mobility will be prevalent on global scale.     
By the year 2050, I believe that the production of combustion engines will cease to exist (except for some niche product and maintenance of existing facilities), resulting in beneficial effects for the environment, for citizens’ health and costs, and for congestion of urban traffic.

Mobilità elettrica su gomma

La mobilità elettrica su gomma sarà una innovazione rivoluzionaria che nei prossimi 10-20 anni avrà un impatto profondo sulla società umana.

Questa rivoluzione comporterà:
  1. Un drastico taglio nei consumi di combustibili fossili, con conseguenti benefici sull’inquinamento e quindi riduzione delle morti associate e forte contributo alla lotta al global warming. (Si prevede che la maggior parte della energia elettrica usata per la mobilità elettrica proverrà in misura crescente col tempo da fonti rinnovabili. Ma anche quella parte residua che venisse da centrali alimentate con combustibili fossili sarebbe comunque molto inferiore a quella consumata nei motori a scoppio che hanno un bassissimo rendimento energetico).
  2. La riduzione dei combustibili fossili dovuta alla mobilità elettrica ed al diffondersi delle fonti rinnovabili, ridurrà le entrate di diverse nazioni a regimi autoritari che usano parti di questi proventi per finanziare il fondamentalismo islamico.
  3.  La guida assistita prima e più tardi la guida autonoma delle auto elettriche, comporterà una forte riduzione della congestione del traffico urbano rendendo le città molto più vivibili (Alcune analisi stimano che ogni auto a guida autonoma possa togliere dal traffico urbano cinque auto tradizionali).
Visti questi benefici, viene da chiedersi come mai la diffusione delle auto elettriche (eventualmente più tardi a guida autonoma) non si stia sviluppando più’ velocemente, e quale siano i tempi possibili di questo sviluppo.

ntanto c’è da dire che le immatricolazioni di auto elettriche, sia PHEV (Plug-in Hybrid Electrical Vehicles) che BEV (Battery Electrical Vehicles) stanno crescendo rapidamente: nel 2017 se ne sono immatricolate nel mondo più di un milione, con la Cina di gran lunga il mercato principale.

Ci sono comunque 3 sfide tecniche da superare per una diffusione molto più’ veloce della mobilità elettrica su gomma.
  1. Il costo delle auto elettriche è ancora molto più alto di quelle tradizionali.
    Questo è dovuto ai volumi ancora bassi, agli ammortamenti iniziali delle attrezzature di produzione ed al costo elevato delle batterie. Questi fattori vanno rapidamente calando ogni anno, ed io credo che i costi delle auto elettriche saranno simili a quelli delle vetture con motori a combustione interna entro il 2025.
  2. La ridotta autonomia delle batterie e quindi la necessità di ricariche frequenti.
    Questo fattore si sta combattendo con lo sviluppo di nuove generazioni di batterie che accumulano molta più energia a parità di peso e di volume. Io credo che ci saranno batterie a costi e volume e peso ridotti che consentano una autonomia di marcia di oltre 500 Km entro il 2030.
  3. La mancanza di una infrastruttura di ricarica veloce delle batterie diffusa come i distributori di benzina. Anche su questo punto gli sviluppi tecnologici stanno mettendo a punto colonnine di ricarica veloce che poi si diffonderanno sul territorio nazionale.
Io credo che una rete capillare di punti di ricarica veloce sarà disponibile almeno in tutti i Paesi Europei, in Giappone, in USA, in Cina, e via via altri paesi, entro il 2035.

Dal 2035 in poi le immatricolazioni mondiali di auto elettriche supereranno quelle di auto a combustione interna.

Dal 2040 la mobilità elettrica su gomma sarà prevalente in tutto il mondo.

Dal 2050 io credo che non si produrranno più auto con motori a scoppio (eccetto che per qualche nicchia, e per la manutenzione del parco installato), con immense ricadute benefiche sull’ambiente, sulla salute e sui costi per i cittadini, e sulla congestione del traffico urbano.

lunedì 21 maggio 2018

Alimentazione - Salute - Ambiente

L’alimentazione è una componente fondamentale della nostra salute.
Purtroppo la maggior parte del cibo in commercio proviene da colture intensive o allevamenti forzati che fanno largo uso di pesticidi e di antiparassitari chimici e, nel caso di allevamenti forzati, di ormoni e di antibiotici: tutti elementi che finiscono in parte nel cibo e nel nostro organismo con grave danno potenziale alla nostra salute.
Inoltre questi composti chimici impoveriscono il suolo e danneggiano l’ambiente.

Per queste ragioni io cerco di osservare ( e raccomando a parenti ed amici ) alcune scelte alimentari, utili alla salute e rispettose dell’ambiente.

  1.  Mangiare moderatamente in termini di quantità e di calorie ed avere una vita attiva in termini di esercizio fisico.
  2. Privilegiare una dieta a base di vegetali o addirittura vegetariana, scegliendo al massimo possibile prodotti bio. L’offerta di prodotti bio è in continua crescita e disponibile in molti negozi, agriturismo, supermercati: costano un pò di più dei prodotti non bio, ma ne vale la pena per la nostra salute ed il nostro impegno civile a protezione dell’ambiente.
  3. Ridurre al massimo (meglio azzerare) il consumo di carne e pesce, per 3 motivi

  • La nostra salute. La maggioranza di carne e pesce viene da allevamenti forzati e pisciculture che fanno uso di antiparassitari chimici, ormoni ed antibiotici che alla fine finiscono in parte nel nostro corpo
  • Ragione etiche. Gli allevamenti forzati sono dei campi di sofferenza e talvolta di torture per gli animali: e questo e’ immorale. Se proprio vogliamo mangiare carne o pesce  scegliamo la provenienza da allevamenti all’aperto o pesca in mare aperto. La riduzione o l’eliminazione di carne e pesce, alimenta il dubbio di carenza  di proteine animali. Ma questo rischio viene eliminato dall’uso di uova, latte e formaggi, tutti bio.
  • Ragioni ecologiche. Una alimentazione vegetariana usa a parità di calorie un terzo del terreno rispetto ai polli, un quarto rispetto ai maiali ed un quinto rispetto ai bovini.
Una alimentazione sana allunga la vita ed in buona salute.

Nutrition – Health – Environment

Nutrition is a fundamental aspect of our health and livelihood.
However, the vast majority of food products derive from intensive cultivations featuring farms that are make extensive use of pesticides and anti-parassite chemicals.  Moreover, in the case of intensive livestock breeding, growth hormones and antibiotics used end up in part in our food and bodies critically impacting our health and our organism as a whole.  
Furthermore, these chemical compounds deplete the soil and damage the environment.
For this reason, I am trying to observe (and recommend to parents and friends) a few alimentary choices that pertain to our wellbeing and are as well respectful of the environment.  
1.      Eating in moderation in terms of quantity and calorie intake and having an active lifestyle in terms of physical exercise.
2.      Prioritize a vegetable-based diet or become vegetarian altogether, choosing from as many organic products as possible.  The supply of organic products is continuously growing as they are available in the likes organic stores, organic farms, and supermarkets: they are more expensive than non-organic, although it is still a reasonable expense for the betterment of our health and to sustain our civic duty of protecting the environment.  
3.      Maximizing the reduction (better to cease) of meats and fish consumption, for 3 reasons:
·        Our health.  The majority of meat and fish products derive from intensive animal farms and fish breeding holdings that use anti-parasite chemicals, growth hormones and antibiotics that inevitably end up in our bodies.
·        Ethical motives.  Intensive animal farms are camps that produce suffering and constitute torture for animals, making it an inherently immoral act towards another living organism.  If we really need to consume meat and fish, then we ought to choose the source of our food supply through farms that are out in the open or fish caught in the open sea without any confines or barriers.  The reduction or elimination of meat and fish consumption may feed the doubt of animal protein deficiency in the diet, however, this risk is eliminated with the use of organic dairy products such as eggs, milk, and cheese.
·        Ecological reasons.  A vegetarian diet uses, for the same amount of calories, one-third of land with respect to chicken, one fourth in comparison to pig, and a fifth compared to cattle.
A healthy diet creates an improved lifestyle and promotes longevity.

martedì 8 maggio 2018

Fertility Rate

Cari Amici,

Uno dei più’ gravi problemi dell’umanità è la crescita della popolazione mondiale: oggi siamo nel mondo circa 7.5 miliardi di esseri umani ed ogni anno se ne aggiungono circa 80 milioni. Il pianeta e la società umana non possono reggere questa crescita ed assicurare a tutti una buona disponibilità alimentare, e strutture per l’abitazione, per l’educazione, per il lavoro e tutte le altre forme di organizzazione che richiede una larga comunità. 
SIAMO TROPPI.

Il fertility rate, cioè’ il numero di figli che una donna ha nella sua vita, è stato da secoli superiore a 2, che è suppergiù il valore di mantenimento della popolazione,- dopo circa 20 anni che si è raggiunto e cioè dopo la scomparsa dei genitori di quella generazione.
Negli ultimi 50anni, il fertility rate è sceso continuamente e già oggi molti Paesi hanno un fertility rate inferiore a due, inclusi tutti i Paese Europei, della Russia e dei Paesi dell’ex Unione Sovietica, degli USA, della Cina, del Giappone ed altri paesi asiatici e del nord Africa. Ma a livello mondiale resta comunque ancora superiore a 2 sopratutto per il contributo di grandi paesi come l’India, il Blangadesh, il Pakistan, e quasi tutti I Paesi dell’Africa Sub-Sahariana.
Secondo alcune stime, il fertility rate mondiale, che oggi è 2.5, scenderà al livello di mantenimento, 2, verso il 2050, quando la popolazione mondiale avrà raggiunto quota 9 miliardi. 
 Poi la popolazione crescerà lentamente fino a stabilizzarsi a 10 miliardi verso il 2070, per poi (almeno io lo spero) cominciare a scendere per tornare a fine secolo ai livelli attuali ed infine continuare a scendere nel secolo venturo, fino a stabilizzarsi con opportune politiche di pianificazione familiare a circa 5 miliardi, che io penso sia il livello ideale per il benessere di tutti.

Ebbene, lo scopo di questa nota è per suggerire a tutte le Organizzazioni Umanitarie come la Fondazione Pistorio, e che operano sopratutto in Paesi in via di sviluppo o comunque con comunità bisognose, possano inserire tra i loro programmi educativi concetti semplici di pianificazione familiare per contribuire con l’educazione a ridurre il fertility rate ( che passa attraverso  l’emancipazione economica e sociale femminile) specialmente in Africa ed in India, e che diffondano lo stesso appello ad altre Organizzazioni Umanitarie.
Ovviamente il nostro impatto non può che essere molto limitato, ma secondo me è la migliore forma di aiuto che possiamo dare. Specialmente l’Africa, deve ridurre drasticamente il fertility rate per potere svilupparsi economicamente senza distruggere il patrimonio naturale e senza ondate migratorie che creano sofferenze per i migranti e tensioni sociali nei Paesi dove vanno.

Grazie per l’attenzione e buon lavoro.

Pasquale