sabato 3 novembre 2018

E-Mobiliy

 The number of electric cars ( including. both Plug-in Electric Vehicles and Battery Electric Vehicles ) in circulation in the world reached 4 M units at the beginning of last September. It is still a very small quota of the about 1.2 Billion cars of all kind circulating in the world. Moreover the new electric cars shipped in one year are currently about 1 Million vs the nearly 100 Million of all cars shipped in one year in the World.

Therefore the E-Mobility remains at the moment a niche market.


However the pace is accelerating: to ship the last 1 M of Electric Cars it took 17 months, while it is expected that the next 1 M cars will be shipped in just seven months and the E- Vehicles in circulation in the world will reach 5 M units by March of 2019.

More electric cars taking the place of  traditional fossil fuels powered cars means less pollution, and less cost of maintenance for the owners because the electric car is intrinsically simpler and potentially cheaper.
Therefore I believe that the speed of E-Mobility will accelerate much faster than predicted today.

There are 3 major reasons that are limiting the growth of the e-cars:
  1. The cost of the cars and the cost of the batteries. This is due to the relative low volumes and the low production capacity installed. However all the car manufacturers are rushing to install new capacity or to convert part of the installed for the production of e- cars and the volume are growing very rapidly(with the Chinese and Japanese car manufacturers leading the race).
  2. The autonomy of the battery and the time of recharge. Today a normal e-car has a limited autonomy of about 200Km and will take some 50 min to recharge in a fast recharging station. However many companies are working to improve the performance of the new batteries in terms of autoctono y and time of recharge. Those companies include many  Chinese, some big Japanese, like Toshiba and Panasonic, and some innovative s start-up like the israelian StoreDot backed by BP. By 2025 there will be on the market batteries cheaper, safer, and capable of 500 km autonomy and less than 10 min recharging time. And the trend will continue and by 2030 the batteries on the market will assure 800 Km of autonomy and less than 5 min of recharge.
  3. The third limiting factor to the fast growth of the e-mobility is the recharging infrastructure in the urban areas and in the main roads and highways in the world.
This issue is also being addressed and a large network of infrastructure is being built in the world with very long recharging time at home, fast recharging points in the urban areas and very fast recharging points in the major extra urban roads and highways.

I believe that those 3 issues being arrested and the corrective developments taking
place will change the world market of cars:

I BELIEVE THAT THE PACE OF E-CARS SHIPMENTS WILL ACCELERATE VERY
FAST FROM 2025 ON AND BY 2030 MORE THAN 50% OF THE NEW CARS SHIPPED IN THE WORLD WIL BE ELECTRIC AND BY 2040 ALL NEW CARS SHIPPED IN THE WORLD WILL BE ELECTRIC.

mercoledì 31 ottobre 2018

Global warming


Un recente rapporto del IPCC ( Intergovernmental Panel on Climate Change ) lancia un allarme sul tema del riscaldamento globale. Si sta verificando una forte accelerazione ed ora gli scienziati stimano che ABBIAMO SOLO 12 ANNI DI TEMPO PRIMA DI ARRIVARE AL PUNTO DI NON RITORNO.

Cioè la società umana deve trovare il modo di tagliare drasticamente entro il 2030 le emissioni di CO2 per evitare che la temperatura del Pianeta raggiunga i 2 gradi C di aumento rispetto il livello preindustriale. Se si passa quella soglia ci sarà un enorme aumento dei fenomeni climatici estremi come siccità, inondazioni, uragani, innalzamento del livello dei mari, che causeranno la morte di milioni di individui e il dislocamento di centinaia di milioni di individui che vivono nelle zone costiere del mondo.

Io credo che questa è la minaccia più seria per l’umanità e 12 anni sono troppo poco per scongiurare il pericolo solo con il risparmio energetico dovuto al miglioramento dei comportamenti individuali. Questi sono importantissimi, ma prendono molti anni per incidere drasticamente.

Per ridurre drasticamente le emissioni di CO2 entro i prossimi 12 anni c’è, a mio parere, solo un mezzo politico: l’imposizione nei maggiori Paesi del mondo di una Carbon Tax che faccia pagare all’uso dei combustibili fossili parte dei danni  che causano all’ambiente rendendoli così non competitivi rispetto alle fonti rinnovabili.

Una Carbon Tax di 100€ per Tonnellata di CO2 emessa ( sia direttamente o applicata ai prodotti importati che la hanno generata ) sarebbe secondo me sufficiente.

I ricavati di questa tassa andrebbero a incentivare le fonti rinnovabili e la mobilità elettrica.
Alcuni Paesi hanno già una Carbon Tax ( i Paesi Scandinavi, il Canada...) ma dovrebbero adottarla subito almeno tutti i Paesi Europei, gli USA, la Cina e l’India, e poi progressivamente tutti i Paesi del mondo.

12 anni sono veramente pochi e bisogna far presto.

Allo stesso tempo ognuno di noi può continuare a contribuire coi suoi comportamenti individuali virtuosi verso l’ambiente: è un dovere morale verso tutta l’umanità ed in particolare verso le giovani generazioni.


mercoledì 26 settembre 2018

Tendenze demografiche in Italia

Molti osservatori ( inclusi economisti e politici ) esprimono molta preoccupazione per la bassa natalità in Italia e di conseguenza il calo demografico in futuro.
Le previsioni parlano di una popolazione in Italia nel 2065 di 53 milioni di persone verso le 60,6 milioni di oggi.
La popolazione invecchia e ci saranno a quella data molti vecchi e pochi giovani.
Chi pagherà le pensioni?
Come si manterrà un sistema economico dove i giovani in età lavorativa sono in continuo calo ed i vecchi in continuo aumento?
Per me il calo della popolazione è un GRANDE VANTAGGIO  per tutti e non un problema.
Già oggi non abbiamo il problema di carenza di giovani per coprire posti di lavoro vacanti.
Al contrario abbiamo milioni di disoccupati o sottoccupati.
Io credo, ad istinto, che la popolazione italiana debba scendere a 50 milioni e poi stabilizzarsi (con politiche adeguate) a questo livello.
Gli aumenti di produttività dovuti alle nuove tecnologie faranno crescere il PIL anche in caso di calo demografico; e crescerà sopratutto il PIL pro capite (che ciò che più conta); l’assistenza ai vecchi sarà fornita dai giovani fortemente aiutati da robot domestici che cominceranno ad entrare in commercio entro il 2030; le pensioni saranno in equilibrio grazie al sistema contributivo ed all’aumento dell’età pensionabile fino a 70 anni entro il 2040 e poi ancora progressivamente fino a 75 anni (una forma ancora più spinta di legge Fornero, che è eccellente).
Siamo TROPPI NEL MONDO ED ANCHE IN ITALIA.
Una popolazione a 50 milioni di abitanti ( ed anche meno ) ci farebbe stare tutti meglio. 
In termini di “spazio” godibile da ciascuno, di risorse alimentari prevalentemente da colture ed allevamenti bio, di risorse energetiche da fonti rinnovabili. di mobilità meno caotica e sempre più elettrica.
Ben venga dunque il calo della popolazione, combinato col controllo dell’immigrazione, che secondo me va mantenuto entro lo 0,1% della popolazione residente all’anno (cioè oggi circa 60 mila persone all’anno) affinché sia facilmente integrabile senza sconvolgere la nostra identità culturale.

mercoledì 11 luglio 2018

La tragedia dei migranti

Da molto tempo ormai siamo esposti ogni giorno alla tragedia dei migranti provenienti dall’Africa verso l’Italia e l’Europa.
Migliaia di persone disperate cercano di fuggire dalle guerre e dalla fame sperando di trovare un futuro migliore in Europa.

Cosa si può fare per risolvere questo problema destinato a durare parecchi anni e ad assumere dimensioni crescenti?

Ci sono solo 3 alternative:
1. lasciarli morire a casa loro ( o addirittura ammazzarli in mare ). E questo ripugna alla coscienza di qualunque essere umano degno di tale nome. Ripugna in particolare alla coscienza della civile  e largamente cristiana  Europa. 
2. accoglierli tutti in Europa, e questo è impossibile perché si tratterebbe di una marea di persone ( diecine di milioni ) che sconvolgerebbero le nostre società e le nostre Economie. 
3. creare le condizioni di pace e di sviluppo economico in Africa perché restino a casa loro vivendo in modo sicuro e dignitoso.

La terza è l’unica soluzione accettabile per tutti - migranti ed Europa.
E’ un dovere morale dell’Europa, nonché un debito verso la storia, impegnarsi in questa operazione gigantesca di sviluppo economico e sociale dell’Africa.
( Qualcuno l'ha chiamata “ Un piano Marshall per l’Africa“).

Il PIL delle sole economie dell’euro zona è 10.000 Miliardi di Euro, mentre il PIL dei 28 paesi dell’ Unione Europea è di oltre 15.000 Miliardi di€.
Basterebbe destinare l’1% del PIL della EU, cioè circa 150 Miliardi di € all’anno per 10 anni per risolvere il problema.

Questa gigantesca operazione finanziaria dovrebbe essere gestita direttamente da Aziende Europee ( ovviamente con manodopera locale, ed in maniera crescente tecnici ed esperti locali ) sotto la supervisione ed il coordinamento di organismi internazionali dell’EU e dell’ONU, senza dare i soldi a dittatori o organismi locali, col rischio che vengano destinati in buona parte a scopi di arricchimento personale.

Le maggiori opere da realizzare sarebbero:

1. Scuole, scuole, scuole....dalle primarie alle secondarie alle Università.L’impegno includerebbe la formazione di diecine di migliaia di docenti locali, sia con istruttori europei mandati nei vari Paesi, sia con insegnanti locali che vengono accolti in Europa per un periodo di formazione.I programmi di studio ( dalle primarie alle secondarie ) dovrebbero includere 3 materie fondamentali:
a. Inglese (che e’ di fatto la lingua internazionale),
b. Educazione civica,
(compresa la pianificazione familiare: si fanno troppi figli in Africa. Per uno sviluppo duraturo bisogna abbassare il fertility rate a 2, anche con sistemi di incentivi e disincentivi economici  ma sopratutto con l’emancipazione femminile).
c. Alfabetizzazione informatica  cioè l’uso dei vari strumenti informatici moderni.
2. Ospedali e centri di assistenza medica   con un programma di formazione di medici ed  infermieri simile a quello per le scuole.
3. Parchi fotovoltaici, eolici, termodinamici, biofuel... capaci di rendere tutta l’Africa praticamente indipendente dai fossili in 20 anni, con grande ricaduta economica e di salute su tutta la popolazione.
4. Infrastrutture, materiali - strade, ferrovie, aeroporti, porti, e immateriali, come la copertura di tutta la regione di internet veloce e a banda larga.
5. Cofinanziare e incentivare iniziative diffuse di agricoltura ecosostenibile, in particolare con agricoltura bio a km zero, possibilmente in serre idroponiche.Questa attività agricola intensa dovrebbe sfruttare meglio i terreni agricoli esistenti bloccando la distruzione di altre foreste secolari.
6. Fornire speciali incentivi ( sia come incentivi a fondo perduto, che come credito di imposta sugli investimenti produttivi e sulla ricerca )sia alle imprese Europee che aprono in Africa delle filiali manufatturiere e / o di centri di ricerca, sia alle imprese Africane esistenti o nuove start-up.
7. Un impegno continuo sia da parte di ogni singolo Paese europeo, che a livello della EU, ad una lotta di contrasto ( anche con mezzi militari ), ma sempre con accordi locali,  senza quartiere a trafficanti, truffatori e terroristi.
8. Favorire le importazioni in Europa di prodotti creati da aziende africane, con quote fissate per i vari Paesi Europei ed agevolazioni fiscali per queste importazioni.
9. Introdurre nei vari Paesi Africani, mediante trattative con le autorità locali, forme di giustizia sociale di tipo europeo, come salari minimi, trattamenti pensionistici dignitosi, norme contro lo sfruttamento del lavoro, specie minorile, pari dignità delle donne sia nel lavoro che nella società. Sempre fornendo anche assistenza finanziaria.
10. Offrire diecimila borse di studio all’anno per la formazione universitaria nelle Università europee, ai migliori studenti provenienti dalle scuole secondarie africane.

Queste ed altre misure simili, non solo trasformerebbero l’Africa in dieci anni in una regione sviluppata del mondo capace di ospitare dignitosamente tutti i suoi cittadini, ma costituirebbe anche un forte motore di sviluppo per la stessa Europa:
VINCEREMMO TUTTI.


lunedì 28 maggio 2018

Electric Mobility on Wheels

Vehicular electric mobility will become a revolutionary innovation that will impact civil society at a profound level within the next 10-20 years.  
This revolution will realize:
1.      A drastic cut in fossil fuel consumption, with coinciding benefits on the reduction of pollution, thus lowering related casualties and strongly contributing to the fight against global warming.
2.      The reduction of fossil fuels thanks to electric mobility, and the growth of renewable sources will lessen the revenues of various nations under autocratic regimes that use parts of these provisions to export Islamic fundamentalism.   
3.      With assisted driving, and the following introduction of autonomous driving of electric automobiles, we will inevitably see a substantial decrease of urban traffic, thereby creating a more efficient and sustainable city. (A few studies showcased that every self-driving vehicle can ensure the replacement of up to five traditional gas-functioning automobiles).
As we see the potential benefits that can arise from this innovation, the contentious question remains of why the production of electric automobiles (eventually self-driving automobiles) is not sought out at a more rapid rate, and when is the plausible time for development.   
Currently, there is at least the rapid growth of electric automobile registration at the hands PHEV (Plug-in Hybrid Electrical Vehicles) and BEV (Battery Electrical Vehicles).  In 2017, there have been over one million registrations, with China being the prominent market.   
There are nonetheless, three obstacles to overcome for quicker diffusion of electric mobility on wheel:
1.      The cost of electric automobiles is still markedly higher than traditional vehicles.  This is seemingly due to the low quantity of electric automobiles being constructed, the initial amortization of equipment of production, and of the high prices of batteries.  However, they are rapidly decreasing annually which leads me to believe that the cost of production of electric automobiles will stabilize within 2025 to a similar level of combustion engine vehicles.   
2.      The low self-sufficiency of batteries, therefore giving rise to the necessity of frequent recharges.  This issue is being tackled with the introduction of a new generation of batteries that accumulate more energy while simultaneously having less weight and volume.  As such, I believe that by the year 2030, we will have access to batteries that can sustain an autonomy of over 500 Km with a lower cost, weight, and volume.    
3.      The absence of a widespread infrastructure for quick recharging of batteries, unlike gasoline distributors.  Even on this subject matter, technological developments are being made so that compact charging stations will eventually be embedded on a national scale.
In essence, I believe that a network of speedy charging will be available at least in all European countries, Japan, United States, China, and many other countries by 2035.       
By the year 2035, the production of auto electric vehicles will have surpassed that of traditional combustion automobiles.
By the year 2040, electric mobility will be prevalent on global scale.     
By the year 2050, I believe that the production of combustion engines will cease to exist (except for some niche product and maintenance of existing facilities), resulting in beneficial effects for the environment, for citizens’ health and costs, and for congestion of urban traffic.

Mobilità elettrica su gomma

La mobilità elettrica su gomma sarà una innovazione rivoluzionaria che nei prossimi 10-20 anni avrà un impatto profondo sulla società umana.

Questa rivoluzione comporterà:
  1. Un drastico taglio nei consumi di combustibili fossili, con conseguenti benefici sull’inquinamento e quindi riduzione delle morti associate e forte contributo alla lotta al global warming. (Si prevede che la maggior parte della energia elettrica usata per la mobilità elettrica proverrà in misura crescente col tempo da fonti rinnovabili. Ma anche quella parte residua che venisse da centrali alimentate con combustibili fossili sarebbe comunque molto inferiore a quella consumata nei motori a scoppio che hanno un bassissimo rendimento energetico).
  2. La riduzione dei combustibili fossili dovuta alla mobilità elettrica ed al diffondersi delle fonti rinnovabili, ridurrà le entrate di diverse nazioni a regimi autoritari che usano parti di questi proventi per finanziare il fondamentalismo islamico.
  3.  La guida assistita prima e più tardi la guida autonoma delle auto elettriche, comporterà una forte riduzione della congestione del traffico urbano rendendo le città molto più vivibili (Alcune analisi stimano che ogni auto a guida autonoma possa togliere dal traffico urbano cinque auto tradizionali).
Visti questi benefici, viene da chiedersi come mai la diffusione delle auto elettriche (eventualmente più tardi a guida autonoma) non si stia sviluppando più’ velocemente, e quale siano i tempi possibili di questo sviluppo.

ntanto c’è da dire che le immatricolazioni di auto elettriche, sia PHEV (Plug-in Hybrid Electrical Vehicles) che BEV (Battery Electrical Vehicles) stanno crescendo rapidamente: nel 2017 se ne sono immatricolate nel mondo più di un milione, con la Cina di gran lunga il mercato principale.

Ci sono comunque 3 sfide tecniche da superare per una diffusione molto più’ veloce della mobilità elettrica su gomma.
  1. Il costo delle auto elettriche è ancora molto più alto di quelle tradizionali.
    Questo è dovuto ai volumi ancora bassi, agli ammortamenti iniziali delle attrezzature di produzione ed al costo elevato delle batterie. Questi fattori vanno rapidamente calando ogni anno, ed io credo che i costi delle auto elettriche saranno simili a quelli delle vetture con motori a combustione interna entro il 2025.
  2. La ridotta autonomia delle batterie e quindi la necessità di ricariche frequenti.
    Questo fattore si sta combattendo con lo sviluppo di nuove generazioni di batterie che accumulano molta più energia a parità di peso e di volume. Io credo che ci saranno batterie a costi e volume e peso ridotti che consentano una autonomia di marcia di oltre 500 Km entro il 2030.
  3. La mancanza di una infrastruttura di ricarica veloce delle batterie diffusa come i distributori di benzina. Anche su questo punto gli sviluppi tecnologici stanno mettendo a punto colonnine di ricarica veloce che poi si diffonderanno sul territorio nazionale.
Io credo che una rete capillare di punti di ricarica veloce sarà disponibile almeno in tutti i Paesi Europei, in Giappone, in USA, in Cina, e via via altri paesi, entro il 2035.

Dal 2035 in poi le immatricolazioni mondiali di auto elettriche supereranno quelle di auto a combustione interna.

Dal 2040 la mobilità elettrica su gomma sarà prevalente in tutto il mondo.

Dal 2050 io credo che non si produrranno più auto con motori a scoppio (eccetto che per qualche nicchia, e per la manutenzione del parco installato), con immense ricadute benefiche sull’ambiente, sulla salute e sui costi per i cittadini, e sulla congestione del traffico urbano.

lunedì 21 maggio 2018

Alimentazione - Salute - Ambiente

L’alimentazione è una componente fondamentale della nostra salute.
Purtroppo la maggior parte del cibo in commercio proviene da colture intensive o allevamenti forzati che fanno largo uso di pesticidi e di antiparassitari chimici e, nel caso di allevamenti forzati, di ormoni e di antibiotici: tutti elementi che finiscono in parte nel cibo e nel nostro organismo con grave danno potenziale alla nostra salute.
Inoltre questi composti chimici impoveriscono il suolo e danneggiano l’ambiente.

Per queste ragioni io cerco di osservare ( e raccomando a parenti ed amici ) alcune scelte alimentari, utili alla salute e rispettose dell’ambiente.

  1.  Mangiare moderatamente in termini di quantità e di calorie ed avere una vita attiva in termini di esercizio fisico.
  2. Privilegiare una dieta a base di vegetali o addirittura vegetariana, scegliendo al massimo possibile prodotti bio. L’offerta di prodotti bio è in continua crescita e disponibile in molti negozi, agriturismo, supermercati: costano un pò di più dei prodotti non bio, ma ne vale la pena per la nostra salute ed il nostro impegno civile a protezione dell’ambiente.
  3. Ridurre al massimo (meglio azzerare) il consumo di carne e pesce, per 3 motivi

  • La nostra salute. La maggioranza di carne e pesce viene da allevamenti forzati e pisciculture che fanno uso di antiparassitari chimici, ormoni ed antibiotici che alla fine finiscono in parte nel nostro corpo
  • Ragione etiche. Gli allevamenti forzati sono dei campi di sofferenza e talvolta di torture per gli animali: e questo e’ immorale. Se proprio vogliamo mangiare carne o pesce  scegliamo la provenienza da allevamenti all’aperto o pesca in mare aperto. La riduzione o l’eliminazione di carne e pesce, alimenta il dubbio di carenza  di proteine animali. Ma questo rischio viene eliminato dall’uso di uova, latte e formaggi, tutti bio.
  • Ragioni ecologiche. Una alimentazione vegetariana usa a parità di calorie un terzo del terreno rispetto ai polli, un quarto rispetto ai maiali ed un quinto rispetto ai bovini.
Una alimentazione sana allunga la vita ed in buona salute.

Nutrition – Health – Environment

Nutrition is a fundamental aspect of our health and livelihood.
However, the vast majority of food products derive from intensive cultivations featuring farms that are make extensive use of pesticides and anti-parassite chemicals.  Moreover, in the case of intensive livestock breeding, growth hormones and antibiotics used end up in part in our food and bodies critically impacting our health and our organism as a whole.  
Furthermore, these chemical compounds deplete the soil and damage the environment.
For this reason, I am trying to observe (and recommend to parents and friends) a few alimentary choices that pertain to our wellbeing and are as well respectful of the environment.  
1.      Eating in moderation in terms of quantity and calorie intake and having an active lifestyle in terms of physical exercise.
2.      Prioritize a vegetable-based diet or become vegetarian altogether, choosing from as many organic products as possible.  The supply of organic products is continuously growing as they are available in the likes organic stores, organic farms, and supermarkets: they are more expensive than non-organic, although it is still a reasonable expense for the betterment of our health and to sustain our civic duty of protecting the environment.  
3.      Maximizing the reduction (better to cease) of meats and fish consumption, for 3 reasons:
·        Our health.  The majority of meat and fish products derive from intensive animal farms and fish breeding holdings that use anti-parasite chemicals, growth hormones and antibiotics that inevitably end up in our bodies.
·        Ethical motives.  Intensive animal farms are camps that produce suffering and constitute torture for animals, making it an inherently immoral act towards another living organism.  If we really need to consume meat and fish, then we ought to choose the source of our food supply through farms that are out in the open or fish caught in the open sea without any confines or barriers.  The reduction or elimination of meat and fish consumption may feed the doubt of animal protein deficiency in the diet, however, this risk is eliminated with the use of organic dairy products such as eggs, milk, and cheese.
·        Ecological reasons.  A vegetarian diet uses, for the same amount of calories, one-third of land with respect to chicken, one fourth in comparison to pig, and a fifth compared to cattle.
A healthy diet creates an improved lifestyle and promotes longevity.

martedì 8 maggio 2018

Fertility Rate

Cari Amici,

Uno dei più’ gravi problemi dell’umanità è la crescita della popolazione mondiale: oggi siamo nel mondo circa 7.5 miliardi di esseri umani ed ogni anno se ne aggiungono circa 80 milioni. Il pianeta e la società umana non possono reggere questa crescita ed assicurare a tutti una buona disponibilità alimentare, e strutture per l’abitazione, per l’educazione, per il lavoro e tutte le altre forme di organizzazione che richiede una larga comunità. 
SIAMO TROPPI.

Il fertility rate, cioè’ il numero di figli che una donna ha nella sua vita, è stato da secoli superiore a 2, che è suppergiù il valore di mantenimento della popolazione,- dopo circa 20 anni che si è raggiunto e cioè dopo la scomparsa dei genitori di quella generazione.
Negli ultimi 50anni, il fertility rate è sceso continuamente e già oggi molti Paesi hanno un fertility rate inferiore a due, inclusi tutti i Paese Europei, della Russia e dei Paesi dell’ex Unione Sovietica, degli USA, della Cina, del Giappone ed altri paesi asiatici e del nord Africa. Ma a livello mondiale resta comunque ancora superiore a 2 sopratutto per il contributo di grandi paesi come l’India, il Blangadesh, il Pakistan, e quasi tutti I Paesi dell’Africa Sub-Sahariana.
Secondo alcune stime, il fertility rate mondiale, che oggi è 2.5, scenderà al livello di mantenimento, 2, verso il 2050, quando la popolazione mondiale avrà raggiunto quota 9 miliardi. 
 Poi la popolazione crescerà lentamente fino a stabilizzarsi a 10 miliardi verso il 2070, per poi (almeno io lo spero) cominciare a scendere per tornare a fine secolo ai livelli attuali ed infine continuare a scendere nel secolo venturo, fino a stabilizzarsi con opportune politiche di pianificazione familiare a circa 5 miliardi, che io penso sia il livello ideale per il benessere di tutti.

Ebbene, lo scopo di questa nota è per suggerire a tutte le Organizzazioni Umanitarie come la Fondazione Pistorio, e che operano sopratutto in Paesi in via di sviluppo o comunque con comunità bisognose, possano inserire tra i loro programmi educativi concetti semplici di pianificazione familiare per contribuire con l’educazione a ridurre il fertility rate ( che passa attraverso  l’emancipazione economica e sociale femminile) specialmente in Africa ed in India, e che diffondano lo stesso appello ad altre Organizzazioni Umanitarie.
Ovviamente il nostro impatto non può che essere molto limitato, ma secondo me è la migliore forma di aiuto che possiamo dare. Specialmente l’Africa, deve ridurre drasticamente il fertility rate per potere svilupparsi economicamente senza distruggere il patrimonio naturale e senza ondate migratorie che creano sofferenze per i migranti e tensioni sociali nei Paesi dove vanno.

Grazie per l’attenzione e buon lavoro.

Pasquale