giovedì 28 agosto 2014

La competitivita' dell' Italia

La competitività di un paese come l'Italia, va esaminata nel contesto economico mondiale.

Oggi l'economia è GLOBALE: i mercati sono globali, i clienti sono globali, i concorrenti sono globali. I capitali si spostano con estrema facilità dove sono più remunerati; ed "i cervelli" (cioè le risorse umane più qualificate o comunque più intraprendenti) si spostano pure dove trovano migliori condizioni di realizzare le proprie aspirazioni sia professionali che economiche.

I paesi che riescono ad avere un flusso positivo di capitali e cervelli in entrata verso quelli in uscita, vincono economicamente, e possono creare le condizioni per offrire ai loro cittadini un contesto sociale sicuro e confortevole ed una qualità della vita elevata.

I paesi economicamente più avanzati, come l'Italia, si trovano a competere, non solo con gli altri paesi avanzati, ma anche con i paesi in via di sviluppo, che possono contare su costi del personale e tutele sia del lavoro che ambientali molto bassi. Ovviamente, in un paese economicamente avanzato non si possono riproporre le condizioni socio-economiche dei paesi in via di sviluppo: sarebbe un ritorno al passato di parecchi decenni cancellando le varie conquiste socio-economiche delle ultime generazioni.

Quindi, i paesi avanzati devono competere su altre basi, creando le condizioni per attirare capitali e cervelli, mantenendo i livelli remunerativi medi già raggiunti, e le tutele (quelle reali, non le deformazioni parassitarie) dei paesi avanzati.

L'aspirazione cui i paesi avanzati devono tendere è quella di "far quadrare il cerchio" (come diceva Dahrendorf), cioè di garantire ai propri cittadini:

  • Libertà democratiche
  • Sviluppo economico
  • Solidarietà sociale
Secondo me, in un paese economicamente avanzato come l'Italia, ci sono 5 linee socio-economiche da mettere in atto per "far quadrare il cerchio:"
  1. Creare un contesto BUROCRATICO e NORMATIVO che consenta alle imprese (di qualunque dimensione) RAPIDITA' ESECUTIVA, FLESSIBILITA' OPERATIVA, CERTEZZA DEL DIRITTO.
  2. Attuare una politica di sviluppo del "capitale umano" (scuola, università, formazione).
  3. Attuare una politica che favorisca la ricerca sia pubblica che privata e l’interazione costruttiva tra le due.
  4. Creare infrastrutture materiali ed immateriali moderne e di alto livello (la banda larga è una delle priorità).
  5. Ridurre la fiscalità sulle imprese e sul lavoro ai livelli medi dei paesi concorrenti. (Ovviamente la fiscalità sui cittadini è un discorso a parte, e dipende dalla situazione di debito del paese e dal livello di welfare che si vuol mantenere).

L'Italia è estremamente carente su tutti i 5 punti critici di cui sopra. La conseguenza è la crisi durissima che stiamo vivendo ed un declino socio-economico continuo del nostro Paese.

Eppure le condizioni intrinseche di competitività dell'Italia sono eccellenti:
  • Esiste, per motivi storici, una imprenditorialità diffusa unica al mondo.
  • Il costo dei "cervelli" (escluso il peso fiscale) è molto più basso, a parità di prestazioni, della media dei paesi sviluppati.
  • Esiste in Italia un patrimonio storico, culturale, paesaggistico, di assoluto valore a livello mondiale, che sfruttato bene ci potrebbe riportare ai vertici del turismo mondiale.
  • Esistono in Italia centri di eccellenza di valore mondiale nella ricerca.
  • Il made in Italy continua ad essere un richiamo di eccellenza nei mercati mondiali.
  • Abbiamo un clima moderato ed abbondanza di sole che potrebbero consentirci con la green economy di essere esportatori netti di prodotti agroalimentari ed azzerare in tempi brevi la pesante bolletta energetica verso l'estero (vedi risparmio energetico e fonti rinnovabili).
Certo partiamo da condizioni economiche e di debito pubblico, fortemente degradati da molti decenni di declino. E le risorse economiche necessarie per realizzare le riforme sono notevoli.

Ma le risorse ci sono se si vogliono utilizzare.

Ci sono quattro "pozzi" da cui attingere:
  • L'evasione fiscale, che vale qualcosa come 180 miliardi di euro all'anno.
  • La corruzione e la criminalità che rappresentano una tassa impropria sull'economia di qualcosa come 80 Miliardi di euro all'anno.
  • La spesa pubblica esagerata e sprecona di oltre 800 miliardi all'anno, dove un risparmio di almeno un dieci percento in pochi anni porterebbe ad altri 80 miliardi di risorse per lo sviluppo.
  • La spesa per gli interessi del debito pubblico, che si può e si deve ridurre, non solo con continue politiche virtuose di bilancio, ma anche con dismissioni una tantum del patrimonio pubblico, sia mobiliare che immobiliare.
Il vero problema è la volontà / capacità politica di fare le riforme.

L'Italia è stata afflitta (e continua ad esserlo) da tre grandi parassiti:
  • Una classe politica (sia a livello nazionale che locale) inefficiente, litigiosa, e talvolta corrotta.
  • Una burocrazia gonfiata, lenta, costosa ed inefficace, e talvolta corrotta.
  • Una cultura sindacale di forte ostacolo alla produttività, alla flessibilità ed in genere alla competitività delle imprese, e quindi creatrice (anche se involontaria) di disoccupazione.
BISOGNA RIMUOVERE QUESTI PARASSITISMI, ALTRIMENTI IL DECLINO CONTINUERA'.

Delle cinque priorità socio economiche elencate sopra, la prima è la più importante come impatto immediato che può avere nell'economia, ed è A COSTO ZERO:
  • La riforma della burocrazia, che comprenda una forte cura dimagrante ed un cambio di cultura che la veda al servizio dei cittadini e non viceversa.
  • La riforma della giustizia civile che semplifichi il groviglio di leggi e per accorciare enormemente i tempi dei processi civili.
  • E la riforma delle norme sul lavoro che riduca e semplifichi la selva di norme e che finalmente faccia aumentare la flessibilità (in entrata, in attività ed in uscita) dell'uso delle risorse umane ed introduca criteri di merito (i comportamenti virtuosi vanno premiati, quelli negativi vanno puniti anche col licenziamento).
Non ho qui citato l'Europa, che può e deve avere un ruolo fondamentale nella ripresa economica dei singoli Paesi e di tutto il sistema macroeconomico costituito da tutti i paesi aderenti. Anzi, voglio solo ricordare che senza l'Europa, i singoli Paesi non ce la farebbero a competere nel contesto globale.

Ma noi come Paese (ed ogni Paese aderente all'Unione) dobbiamo comunque fare i “compiti a casa,” senza scuse e senza alibi.
Ed a questi "doveri" nostri mi sono riferito in questi brevi commenti.

Italy's competitiveness

The competitiveness of a country like Italy must be examined in the global economy.

Today, the economy is GLOBAL: markets are global, customers are global, competitors are global. Capitals move easily where they are better remunerated; and "the brains" (i.e. the more skilled, or more enterprising, human resources) move, where they find the best conditions to realize their aspirations both professional and economic.

Countries that fail to have a positive flow of capital and brains incoming to outgoing ones, they win economically, and can create the conditions to offer their citizens a safe and comfortable social environment and a high quality of life.

The most economically advanced countries, like Italy, compete not only with other advanced countries, but also with countries in the developing world, which can count on personnel costs and safeguards of both labour and environmental very low. Obviously, in an economically advanced country it is not possible to reproduce the socio-economic conditions of developing countries: it would mean a return to the past, by several decades, deleting the various socio-economic achievements of the last generations.

So, the advanced countries have to compete on other bases, creating conditions to attract capital and brains, maintaining the levels already achieved profitable medium, and protections (real ones, not the parasitic deformations) of the advanced countries.

The aspiration that developed countries must aim for is to "square the circle" (as Dahrendorf stated), that is, to guarantee their citizens:

  • Democratic freedom
  • Economic development
  • Social solidarity

In my opinion, in an economically advanced country like Italy, there are 5 socio-economic points to be put in place in order to "square the circle:"

  1. To create a regulatory and bureaucratic context which would allow businesses (of all sizes) executive speed, operative flexibility and legal certainty.
  2. To implement a policy of development of "human capital" (school, university, vocational).
  3. To implement a policy that could promote research, both public and private, and the constructive interaction between the two.
  4. To create tangible and intangible infrastructure, modern and of high standard (broadband is a priority).
  5. To reduce taxing businesses and labour to average levels of other competing countries.
  6. (Obviously, the personal tax is a different matter, and it depends on the debt situation of the country and the level of welfare that one wishes to keep).

Italy is extremely lacking on all 5 critical points as per above. The result is the extremely severe crisis we are experiencing and a continuing socio-economic decline in our country.

Yet the inherent conditions of competitiveness are excellent:

  • There is, for historical reasons, a widespread entrepreneurship, unique in the world.
  • The cost of the "brains" (excluding the fiscal onus) is much lower, with the same performance, than that of the average of developed countries.
  • There is, in Italy, a historical, cultural, natural heritage of great value in the world, that might bring us to the highest levels in terms of world tourism.
  • There are, in Italy, centres of global excellence for research.
  • The "Made in Italy" continues to be a point of excellence in world markets.
  • We have a temperate climate and plenty of sunshine that could enable the green economy to make us become exporters of food products and clear quickly the heavy energy bill we have abroad (see energy savings and renewable sources).

Of course, we start from economic conditions and public debt, severely degraded by decades of decline. And the resources necessary to carry out the reforms are substantial.
But the resources are there, if we want to use them.

There are four "wells" to draw from:

  • Tax evasion, which is in the region of € 180 billion per year.
  • The corruption and crime that are an improper tax on the economy of some € 80 billion per year.
  • The excessive and wasteful government spending of more than € 800 billion per year, where a saving of at least ten percent in a few years would lead to another € 80 billion in resources for development.
  • The expenditure for the interests on public debt, which can and should be reduced, not only with continuous appropriate fiscal policies, but also with one-off disposals of public property, both of securities and real estate.

The real problem is the willingness / ability to make political reforms.

Italy has been plagued (and continues to be) by three major pests:
  • A political class (both nationally and locally) inefficient, quarrelsome, and sometimes corrupt.
  • A swollen bureaucracy, slow, costly and inefficient, and sometimes corrupt.
  • A trade union culture of strong obstacle to productivity, flexibility and competitiveness of businesses in general, and therefore generating (though involuntary) unemployment.

We must remove these forms of parasitism, otherwise the decline will continue.
Of the five socio and economic priorities listed above, the first is the most important, as it can have an immediate impact in the economy, and at no cost:
  • The reform of bureaucracy, including a strong crash diet and a change of culture that could turn it to the service of citizens and not vice versa.
  • The reform of civil justice that simplify the tangle of laws and greatly shorten the time of civil.
  • The reform of labour laws to reduce and simplify the thicket of rules and finally face increasing flexibility (incoming, active and outgoing) of the use of human resources and introducing merit criteria (good behaviour should be rewarded, negative ones must be punished, even with dismissal).
I have not mentioned here Europe, which can and must play a key role in the economic recovery of the individual countries and of the entire macroeconomic system, made of all the member countries. In fact, I just want to remember that without Europe each country could not compete in the global context.
But we as a country (and every country participating in the EU) still need to do our homework, no excuses and no alibi.

And to these duties of ours I have just referred in these brief comments.