venerdì 26 dicembre 2014

Perché son diventato vegetariano

Da giovane non mi sono mai posto il problema di essere vegetariano o meno: era normale per me, come per milioni di persone mangiare carne e pesce come parte integrante dell'alimentazione ( semmai il problema era economico ).

Tuttavia, man mano che sono diventato più maturo, e che si diffondeva, grazie al benessere generale il consumo di carne e pesce, e questi animali venivano sempre più allevati in allevamenti forzati, ( che diventavano sempre più dei lager di vere torture per gli animali ), mi sono via via chiesto se era giusto continuare a mangiare tanta carne e pesce.

Così cominciai a ridurne  i consumi, finche nel 2005 decisi di diventare vegetariano ( non vega, nel senso che continuo a mangiare uova e latte e formaggi - possibilmente di origine bio). Per 5 anni e mezzo lo sono stato quasi senza nessuna eccezione, poi ho un po rotto, e ripreso, ed ora di nuovo sono vegetariano in modo continuo.

Ci sono 3 ragioni oer questa mia scelta:
  1. SALUTE.    Gli animali che mangiamo, carne e pesce, vengono in massima parte da allevamenti forzati. E le bestie sono alimentate con ogni tipo di porcheria, e di ormoni, e trattati con antibiotici o altri medicinali per evitare malattie negli ambienti malsani in cui somo costretti a vivere. Tutte queste porcherie vanno a finire nella nostra alimentazione e quindi nel nostro corpo, dove si accumulano e sono certo che fanno male. Certamente non fanno bene.
  2. MORALE.   Mangiare gli animali allevati liberi nei prati, o pescati a mare con criteri normali ed ecosostenibili, mi può anche stare bene: alla fine fa parte della catena alimentare naturale. Quello che non va bene è la TORTURA di fatto e le condizioni di vita assolutamente immorali a cui sono sottoposti gli animali negli allevamenti forzati. Gli esseri umani non possono accettare che per la loro alimentazione, e spesso lo spreco esagerato di cibo, si sottopongano a vere torture altri esseri viventi dotati di sistema nervoso e quindi capaci di sentire dolore, paure e sofferenze. E' IMMORALE E VERGOGNOSO.
  3. ECOLOGICO.  Una alimentazione puramente vegetariana, consuma da 1/3 ad 1/5 del terreno di una alimentazione puramente animale. E purtroppo di terreni fertili ce n'é sempre meno e di persone affamate sempre di più. Uno studio americano ha calcolato che se gli americani riducessero di metà i loro consumi di carne bovina, con le risorse naturali risparmiate si potrebbero sfamare 2 miliardi di persone! ( Detto per inciso starebbero anche molto meglio di salute ),

Ecco, sono queste le ragioni per cui sono diventato vegetariano. Tuttavia siccome la mia è una scelta ideologica e non religiosa, se una volta ogni tanto faccio un' eccezione mi sta bene.

Lo stesso se tutti riducessero fortemente i consumi ( una volta sola alla settimana o carne o pesce ed in quantità limitata-- non da spreco ); ed inoltre fossero aboliti per legge tutti gli allevamenti forzati di qualunque tipo.. tutti i tre punti di cui sopra sarebbero praticamente risolti, ed il mondo sarebbe più civile e tutti noi più sani.

Un'ultima considerazione: essere vegetariano mi fa sentire meglio sia FISICAMENTE CHE MORALMENTE.

domenica 21 dicembre 2014

Pistorio Foundation Best Wishes


On the way to school, on the way to life



Dear Friends,

ten years ago, as I retired from serving 25 years as CEO of STMicroelectronics, armed with a passion to improve our world, with a few resources from my retirement, and with many friends and former colleagues willing to join me, a new exciting chapter of my life began as I ventured assuredly into the world of philanthropy through the set up a not for profit organization to serve those who have no voice, the most vulnerable members of society, and yet who hold our future – the children of the world. My conviction was to bring efficiency and transparency to the sector, and make the greatest possible impact to improve the lives of children in need with the available resources. One decade on along this rewarding journey of learning and partaking in the joy of giving, our results speak for themselves: over 2,000 underprivileged children are enrolled in school and have access to basic health care and nutrition; 335 students have successfully completed Professional School; over 40 school and village infrastructure projects have been completed; and over 30 village communities and tens of thousands of indirect beneficiaries have been positively impacted by our actions. 

All this has been possible with a yearly average investment of only 500,000 CHF, with an average overhead spending of less than 3% of our budget, through careful and scrupulous project investment, leveraging on a significant network of committed volunteers worldwide, and devolving every dollar donated to our projects on location. The ripple effects and wealth created by new productive members of society, village families that have become self-sustainable, and projects that have improved health, sanitation and nutrition in villages, are immense. This incredible journey is the source of great joy when I witness the tangible and significant development that the villages we work with have achieved and that previously extremely poor children excluded from public school systems are now empowered with education and can proudly look forward to a brighter future. These results enforce our determination to continue to broaden our reach.

The year gone by has also been one of important milestones: our new school building in Morocco has opened its doors under the blessings and auspices of the Minister of Education, our project being applauded as the best rolled out program of Official Non Formal Education for the reinsertion of school drop outs in the public school system; we have officially registered in Thailand, opening new offices and building capacity to spearhead our flagship Chiang Rai Village Project, and one of our schools has been honored by the visit of Princess Maha Chakri Sirindhorn; and we have expanded our Secondary School in Burkina which now holds over 700 students and has equally been commended for being the best Secondary School in western Burkina Faso. We have held major fundraising events in Singapore, featuring the music band re:mix with the generous support of the Financial Women's Association in Singapore, and the Palais Dance Studio 25th Anniversary fundraiser, as well as initiatives by the Intel staff in memory of Uday Marty, and we have benefitted from the support of the Tan Chin Tuan Foundation. Likewise dedicated volunteers and donors have led numerous fundraising initiatives in Italy, and we have received excellent media coverage in these countries.

We are geared to reach new heights and goals in the coming decade as we continue our journey. Yet we need your help more than ever. Help us make our children's dreams come true starting today. No matter how small your donation, every dollar counts and helps make a difference to beneficiaries whose families live on less than 2 dollars a day.

A heartfelt thank you to all those who have been partners in this journey – Board Members, Donors, Supporters, Local Partners, Contributors, and Volunteers.

Sincere wishes for a Joyous and Peaceful 2015 

Pasquale Pistorio

venerdì 5 dicembre 2014

Riforma del Lavoro 4 Dic 2014

L'approvazione definitiva al Senato della Riforma del Lavoro ( Jobs Act ) e' un passo fondamentale nel percorso italiano verso la ripresa della competitivita' del nostro sistema produttivo e quindi dell'occupazione. 
La riforma lascia ancora l'obbligo di riassunzione per i casi di licenziamenti disciplinari in cui non si dimostri la giusta causa.  E' un potenziale problema, perche' negli ultimi molti anni provare la "giusta causa", con la cultura sindacale antagonista all'impresa a priori, e la lungaggine dei tempi della giustizia civile, si trasformava di fatto nella impossibilita' di licenziare i lavoratori con comportamenti che creavano danni alla azienda ( per esempio l'assenteismo ) e quindi hanno rappresentato un forte ostacolo alla volonta' di assumere nuovi dipendenti, sapendo che poi di fatto non si riusciva a licenziare i dipendenti scorretti.

C'e' da sperare che nei decreti attuativi si chiariscono bene i casi in cui si riconosce la giusta causa per i licenziamenti disciplinari.

In ogni caso, la legge appena approvata e' un grande passo sia nella competitivita' delle imprese, che nell'aumento delle tutele e dei diritti dei lavoratori, in particolare con un drastico taglio dei contratti precari e una forte opportunita' per le nuove assunzioni, specie dei giovani.

Va dato atto al Governo Renzi di avere fatto una grande riforma nell'interesse del Paese e nonostante la resistenza ideologica di sindacati ed estrema sinistra, inclusa una parte della sinistra del PD.

I prossimi passi che mi auguro fara' il Governo riguardano la riforma della burocrazia, della giustizia civile, la legge anticorruzione, la lotta all'evasione fiscale... cioe' tutte quelle misure a costo zero che cambieranno la competitivita' dell'Italia e saranno la base per la creazione di milioni di posti di lavoro.

Una misura molto semplice, a costo zero, e molto efficace sia contro l'evasione fiscale che contro la corruzione e gli affari della criminalita', sarebbe una stretta sulla tracciabilita'.
Basterebbe introdurre il limite di uso dei pagamenti in cash a soli 100 € ( ritirando via via dalla circolazione tutte le banconote da 100 € ed oltre - lasciando solo quelle da 50 € e al di sotto ). Oggi la tracciabilita' e' a 1000 € e francamente non serve a niente.

La tracciabilita' a 100 € dovrebbe essere accompagnata da un accordo con le banche che limiti il costo dell'uso di carte di credito.

 E l'obiettivo finale dovrebbe essere quello di muoversi verso una societa' "cashless".

La stretta sulla tracciabilita' sarebbe a costo zero per lo Stato, ma il Governo dovrebbe vincere la resistenza di molti attori economici e dei loro sponsor politici.

Ed il Governo Renzi ha dimostrato di saper decidere anche contro resitenze di gruppi di interesse particolari ( nel caso della tracciabilita', sindacati e sinista politica dovrebbero essere a favore, mentre le resistenze politiche verrebbero probabilmente dalla destra ).

In ogni caso sarebbe una misura di grande impatto positivo sia sulla produttivita'del nostro sistema economico, che sulle entrate dello Stato.

Buon lavoro al Governo.

sabato 22 novembre 2014

MISURE URGENTI PER FAR RIPARTIRE L'ECONOMIA ITALIA

Il problema più serio e più urgente è la DISOCCUPAZIONE, e questa si risolve solo se le Imprese esistenti in Italia fanno profitti, restano in Italia, crescono e riprendono ad assumere e se i capitali stranieri vengono in Italia.
Il secondo problema grave è  il debito pubblico che pesa sulle casse dello stato per 80 Miliardi di € di interessi all'anno.

D'altra parte ci sono immense risorse sprecate da recuperare ( quelli che io chiamo i 3 pozzi da cui attingere le risorse necessarie ):

Evasione fiscale              180 Miliardi sottratti ogni anno alle casse dello stato
Corruzione                        60 Miliardi all'anno di tasse occulte ed improprie sull'economia
Spesa Pubblica                30  Miliardi di sprechi ed inefficienze all'anno da recuperare.

Considerando i problemi più urgenti e i " 3 pozzi ", le misure piu urgenti per me sono:
  1. Il Jobs Act. Nella forma attuale è un passo avanti importante, anche se insufficiente perché mantiene l'articolo 18 ( cioe' l'OBBLIGO DI REINTEGRO ) per i licenziamenti disciplinari, che in Italia si traduce in " non si possono licenziare assenteisti e fannulloni ", quindi temo che le imprese continueranno a non assumere. Comunque è un forte passo avanti. Se pero' lo si diluisce ancora diventa inutile.
  2. Lotta alla evasione fiscale. Una misura urgente ed efficace sarebbe quella di mettere la tracciabilità a 100 €, eliminare tutte le banconote da 100 € in su, e favorire i pagamenti per vie tracciabili, cioè carte di credito e bancomat, assegni, bonifici. Allo stesso tempo imporre alle banche di mettere commissioni sulle carte di credito molto basse ( si può usare come strumento di convinzione il Banco Posta ). Questa misura aiuterebbe anche la lotta contro la corruzione e i furti nei negozi, e contro la criminalità in genere.
  3. Una severa, severissima, legge contro la corruzione che ripristini il falso in bilancio.
  4. Far approvare subito le leggi sulla semplificazione burocratica e sulla giustizia civile per accorciare i tempi dei processi civili e ridare fiducia nella certezza del diritto alle imprese.
  5. Un pacchetto di misure per la ricerca, simile o uguale, a quello proposto da me per conto di Confindustria ed approvato da Bersani / Prodi nella finanziaria 2007 e poi di fatto eliminato dal Governo Berlusconi nel 2008.
  6. Ridare slancio alla "Green Economy " partendo dall'efficienza energetica e poi favorendo le rinnovabili, ( di fatto ostacolati dagli ultimi 4 governi - incluso l'assurdo recente spalma incentivi RETROATTIVO di questo Governo ).
  7. Ripristinare forme di fiscalita' di vantaggio per il Sud, dove i problemi economici e di disagio sociale sono molto più gravi e potenzialmente esplosivi.
Da notare che i primi 4 punti sono tutti misure a "costo Zero ": basta la determinazione politica
contro le varie lobbies.

Il Governo Renzi ci sta provando seriamente : c'è da augurarsi che sindacati e sinistra PD non blocchino il processo di riforme, che purtroppo è già in ritardo.

sabato 18 ottobre 2014

Riflessioni sullo "Statuto dei Lavoratori" ed articolo 18

Care amiche e cari Amici,

Si discute in questi giormi della possibilità di abolire l'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Questo fatto, per la sinistra italiana e per il sindacato, in particolare per CGIL e FIOM, sarebbe una violenza inaudita sui diritti dei lavoratori che oggi sono protetti dall'obbligo di riassunzione da parte del datore di lavoro in caso di licenziamento su cui non sia provata in tribunale "la giusta causa”.

Questa protezione si applica anche nel caso di licenziamenti disciplinari, e cioè  ai casi in cui il licenziamento fosse stato causato da fatti come assenteismo, parassitismo, fannullonismo...E poichè provare la giusta causa in tribunale è difficilissimo ( anche gi addetti allo smistamento bagagli che rubavano dalle valigie alla Malpensa, non si sono potuti licenziare..), ed i processi di lavoro durano anni, alla fine le imprese trovano molto più semplice non assumere a tempo indeterminato. Sono nate così le varie forme di precariato, come difesa da parte delle imprese dalla rigidità delle norme sul lavoro e difesa dalla cultura sindacale. E se la legge imporrà che tutti i contratti siano solo a tempo indeterminato, tutti con la protezione dell'articolo 18, allora le imprese non assueranno, punto e basta.

Le piccolissme imprese, ( mamma, papà figli e qualche fedele dipendente ) dove non arriva il sindacato andranno avanti; le piccole continueranno a restare ferme o a chiudere; le medie e grandi continueranno ad andare all'estero ( e non c'è bisogmo di pensare alla Cina, bastono i paesi europei dell'est della EU, come Polonia, Rep Ceca, Romania... ). In altri termini, se continua a prevalere la cultura sindacale che di fatto "protegge" i parassiti in azienda, e la rigidita' delle norme sul lavoro, allora la disoccupazione continuera' ad aumentare, anche se si correggeranno tutte le altre cause di non competitivita' del sistema produttivo italiano ( burocrazia, tempi della giustizia civile, tasse sul lavoro e sulle imprese ).

Le attuali rigidità delle leggi sul lavoro ( articolo 18 in testa ) la cultura sindacale antagonista di fatto verso l'impresa e protettrice ( magari involantariamente ) di parassiti e fannulloni, sono una componente rilevante dei nostri problemi occupazionali, della fuga delle imprese all'estero, del bassissimo livello di investimenti esteri in Italia, della produttività stagnante da decenni nel nostro sistema produttivo e del costo del lavoro per unità di prodotto molto alto ( rispetto a i paesi concorrenti ) nonostante i salari bassi.

Lo Statuto dei Lavoratori, nato come uno strumento di giustizia sociale, e che ha svolto questa funzione negli anni 70 , è poi via via diventato uno strumento di protezione di comportamenti negativi ( quali l'assenteismo ed il fannulonismo ) che si sono sempre più diffusi prima nelle grandi imprese e poi via via ovunque arrivasse la presenza "pesante" del sindacato.

Oggi nell'era della globalizzazione, non ce lo possiamo più permettere.

O convinciamo tutti i paesi concorrenti ad adottare le stesse norme sul lavoro, ( ci pensate alla Cina con lo Statuto dei Lavoratori italiano? - eppure sono comunisti.. );  o l'Italia esce non solo dall'euro ma da tutto il sistema commerciale mondiale ( tipo la Corea del Nord o l'Italia fascista ) e diventa un paese medioevale; oppure si cambiano le norme sulla rigidità del lavoro, rendendolo flessibile in entrata, in attività, ed in uscita, allo stesso tempo mantenendo le protezioni del sistema europeo ( come la flexsicurity ).

Francamente dobbiamo renderci conto che lavorare seriamente 1800 ore all'anno ( non 1600 come è oggi di fatto ) e mettere nel sistema di remunerazione massicce dosi di meritocrazia ( i piu bravi e volenterosi vanno premiati, i meno produttivi ed i lavativi vanno penalizzati e se necessario licenziati) è un fatto di giustizia sociale e non toglie NULLA ai diritti dei lavoratori.

E non è "stressante" e non fa male alla salute. E' invece stressante e fa male alla salute la disoccupazione al 12.5% ( al Sud piu del 20% ) e quella giovanile al 43% ( al Sud più del 60%).

Ciao
Pasquale


P.S. Io sono un uomo che ha speso  più di cinquanta anni a diretto contatto col sistema manufatturiero italiano e di molti paesi esteri. Sono sempre stato di "sinistra" intesa come cultura politica che include " libertà democratiche, sviluppo economico e solidarietà sociale” e che premia anche la "Meritocrazia".
Ho 78 anni e continuo a lavorare ( da due anni all'estero ), come consulente o in volontariato,  e non sono né stanco né stressato...e spero di continuare a farlo fino a cento anni.
Poi vado veramente in pensione.

sabato 13 settembre 2014

Lettera dal Fondatore della Pistorio Foundation

Sono nato nel 1936 in un piccolo paese della Sicilia, nell’Italia del Sud.


Ero troppo giovane per avere grandi ricordi della Seconda Guerra Mondiale e la zona dove sono nato è stata colpita in modo minore rispetto ad altre parti del Paese. Quello che so della guerra mi deriva soprattutto da testimonianze dirette di coloro che l’hanno vissuta in prima persona e dai libri che ho letto.

Però mi ricordo molto bene quello che è successo dopo. Ho studiato e ho sviluppato la mia vita professionale durante il dopo guerra. All’inizio c’è stato il periodo delle ricostruzione e nei decenni successivi fino ad oggi abbiamo assistito al prevalere dell’economia di mercato e della globalizzazione.

Negli ultimi 60 anni il mondo è stato testimone di un’impressionante espansione in termini di innovazione tecnologica e di crescita economica nonché di un miglioramento della qualità della vita per molte centinaia di milioni di persone. Tuttavia, in questi anni, si è venuta a formare una quantità enorme di squilibri all’interno della società umana.

Oggi viviamo in un mondo dove poche centinaia di persone controllano una quantità di ricchezze superiore al PIL di parecchi Paesi di medie dimensioni. Parallelamente abbiamo circa 3 miliardi di persone (metà della popolazione mondiale) che vive con meno di due dollari al giorno e più di 1 miliardo di esse vive con meno di un dollaro al giorno.

Tolleriamo che circa 1 miliardo di persone soffra la fame e la malnutrizione e  che probabilmente circa 30 milioni di persone muoiano ogni anno per cause legate direttamente o indirettamente alla fame e che di questi 30 milioni, 6 sono bambini, e che in varie parti del mondo ci siano ripetuti casi di genocidi, deportazioni, pandemie distruttive quali l’HIV o la malaria, nicchie di schiavitù, traffico di esseri umani ed infine abusi su donne e bambini diffusi anche nei paesi ricchi.

Come esseri umani  dovremmo essere orgogliosi dei risultati ottenuti a livello economico e tecnologico, ma dovremmo anche vergognarci degli squilibri e delle tragedie che accadono nel mondo.

Mi chiedo: sono colpevole per questi problemi, è mia la colpa? La risposta è no. E’ vero, tuttavia, che anch’io ho la mia parte di responsabilità per il fatto di non fare abbastanza per risolverli.

E credo  che questo sentimento debba essere condiviso da almeno quel miliardo di persone che nella classifica economica mondiale godono di un buon tenore di vita e traggono benefici dal progresso tecnologico ed economico.

Secondo me, oggi, l’umanità ha 3 grandi problemi:
  • L’eccessiva disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza. 
  • Ciò si riferisce alla differenza fra paesi ricchi e paesi poveri, nonché alla differenza fra la classe con il maggior reddito e la classe con il minor reddito nella grande maggioranza dei paesi del mondo (e purtroppo questa disuguaglianza sta aumentando)
  • L’esplosione della popolazione mondiale.
  • Oggi siamo 6.5 miliardi di persone. Eravamo circa 2 miliardi alla fine della Prima Guerra Mondiale e solo 1 miliardo all’inizio del 19° secolo. In altre parole l’umanità ha impiegato parecchi secoli per raggiungere il miliardo nel 1802, solo 125 anni per raddoppiare a 2 miliardi nel 1927 e solo 72 anni per triplicare fino a 6 miliardi nel 1999. Il mondo (il nostro pianeta e le istituzioni sociali) semplicemente non riesce a far fronte a questa enorme crescita di popolazione; e c’è un limite a al numero di persone che l’ecosistema può sostenere.
  • L’inquinamento di aria, terra, acqua e il riscaldamento globale.
  • Questo fenomeno è il risultato dello sviluppo economico e dell’esplosione della popolazione in assenza di adeguati sistemi di controllo.Una questione importante è l’eccessivo sfruttamento di combustibili fossili e la scarsa efficienza energetica dell’economia mondiale. Milioni di morti, malattie, desertificazione, crescente frequenza e violenza di fenomeni meteorologici estremi sono tutti direttamente collegati all’inquinamento e al riscaldamento globale e creano enormi e crescenti disastri umani ed economici.

Credo che questi 3 problemi siano alla base di tutte le grandi sfide che l’umanità deve affrontare, inclusi terrorismo, guerre, genocidi e mancanza di cibo per milioni di persone.

Di questi problemi, il peggiore e il più difficile da correggere è il primo (eccessiva disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza) perché trae le sue origini dalla natura egoistica intrinseca  degli esseri umani. Sono convinto che la maggior parte delle leggi e delle regole politiche ed economiche che governano il mondo siano di fatto azionate  dal più importante, per ricchezza, 1% della popolazione mondiale: e sono quelle leggi e regole che oggi muovono gli affari economici nel mondo verso una crescente disuguaglianza.

Credo che generalmente i governi non guidino, ma seguano i loro cittadini.
Raramente le società si muoveranno verso la responsabilità sociale sotto guide illuminate, ma, più frequentemente, sotto la pressione di dipendenti, clienti e opinione pubblica.

Alla fine, sono gli individui i veri motori.

L’unica soluzione a lungo termine risiede nel diffuso miglioramento dell’istruzione  e della consapevolezza sociale che coinvolga miliardi di persone che devono agire sia come individui che come membri delle istituzioni (imprese, organizzazioni politiche o culturali, pubblica amministrazione, governi, ecc) per portare il mondo nella direzione della solidarietà sociale.

Nello scenario mondiale attuale, sono i bambini a meritare la massima attenzione: da un lato perché sono gli esseri umani più fragili e dall’altro perché possano ottenere istruzione essendo i futuri cittadini del pianeta e, da ultimo, perché la continuazione dell’evoluzione culturale per la costruzione di un mondo migliore dipende da loro.

Sulla base di queste considerazioni è nata l’idea della Fondazione Pistorio.

Video: Message from the President

Utilizzando le limitate risorse economiche disponibili e il grande entusiasmo di pochi familiari e amici che sono disposti a donare tempo e idee, la Fondazione vuole cercare di aiutare in ogni modo i bambini disagiati in qualsiasi parte del mondo, per il numero estremamente limitato di persone che possiamo raggiungere.

Crediamo anche che, per poter aiutare i bambini, dobbiamo anche aiutare le mamme ad ottenere istruzione e a diventare economicamente indipendenti. Dobbiamo anche aiutare lo sviluppo dell’ambiente sociale (famiglia, scuola, villaggio,) dove i bambini crescono.

Siamo perfettamente coscienti che qualsiasi cosa riusciremo a fare, sarà solo una goccia nell’oceano di necessità davanti al quale ci troviamo. Ma siamo convinti che ogni nostro gesto è importante per le poche persone che riusciamo ad aiutare e che possiamo sensibilizzare l’opinione pubblica tramite tutte le persone con cui riusciamo a entrare in contatto.
pistsign
Pasquale Pistorio
Aprile 2005

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I was born in 1936 in a small Sicilian town in the South of Italy.


I was too young to remember much of the second world war, and the area where I was born was relatively less impacted by its devastation than other parts of the country. What I know of it is more from direct testimony by other people and from the literature rather than from personal memories.

On the contrary, I have very clear memories of what came after. I grew up throughout my secondary and university education as well as my professional life in the post-war era. First it was the period of reconstruction and in the successive decades to our days, we have seen the prevailing of the market economy and of globalization.

In the last 60 years the world has witnessed the most dramatic expansion in terms of technological innovation and economic growth, as well as an upgrade in quality of life for several hundreds of millions of people. However, in those years, there has been a tremendous amount of imbalances building up in the human society.

We are living today in a world where a few hundred people control an amount of wealth that is higher than the GNP of several medium sized countries. At the same time in the world we have nearly 3 billion people (1/2 of the world population) living with less than 2 $ per day and more than 1 billion of those people live with less than 1 $ per day.

We tolerate that nearly 1 billion people suffer from hunger, starvation, and malnutrition and probably some 30 million people die every year directly or indirectly due to starvation and hunger, of which 6 million are children, and that in various parts of the world there are recurrent cases of genocides, deportations, descructive pandemics such as HIV or malaria, niches of slavery, human trafficking and finally, widespread abuse of women and children, even in rich countries.

As human beings, we should all be proud of our technological and economic achievements, but should also be very ashamed of the imbalances and tragedies that exist in the world.

I ask myself: am I guilty for these problems, is it my fault? Indeed the answer is no. It is true however that I carry my part of responsibility for not doing enough to correct those problems.

And I believe that the same feeling should be shared by at least the top 1 billion people in the economic ranking of the world population who enjoy a good quality of life and benefit from our technological and economic progress.

In my view, today humanity faces 3 major problems:
  • The excessive inequality in the distribution of wealth. This applies to the difference between rich countries and poor countries, as well as to the difference between the upper income class and the lower income class in the vast majority of the world’s countries (and unfortunately this inequality is growing).
  • The explosion of the world population. We are today 6.5 billion people. We were about 2 billion at the end of the First World War, and only about 1 billion at the beginning of the 19th century.
    In other words it took several thousands years for humanity to reach 1 billion in 1802, just 125 years to double to 2 billion in 1927, and as little as another 72 years to triple to 6 billion in 1999.
    The world (our planet and our social institutions) simply cannot absorb this huge growth of population; and there is a limit to how many people the eco-system can sustain.
  • The pollution of air, land, and water, and global warming.
    This phenomenon is largely the result of the economic development and the population explosion in absence of adequate control mechanisms.
    A major issue is the excessive exploitation of fossil fuels and the poor energy efficiency of the world economy.
    Millions of deaths, diseases, desertification, growing frequency and violence of extreme weather phenomena are all directly related to pollution and global warming and generate huge and growing human and economic disasters.

I believe that the above three problems are the root cause of all the major problems that humanity is confronted with, including wars, terrorism, genocides, and starvation for hundreds of millions of people.

Of those problems, the worst and most difficult to correct is the first one (the excessive inequality in the distribution of wealth) because it originates from the intrinsic egoistic nature of human beings. I am convinced that most of the political and economic laws and rules governing the world are de facto driven by the top 1% – by wealth – of the world population; and those laws and rules drive today the economic affairs in the world into growing inequality.

I believe that governments generally do not lead but follow their citizens.
Occasionally corporations will move towards social responsibility under illuminated leadership but, more frequently, under the pressure of employees, customers and the public opinion.

In the end, individuals are the real movers.

The only solution in the long term lies in widespread improvement of education and social awareness involving billions of people that will act both as individuals and as members of the institutions to which they belong (business enterprises, political or cultural organizations, public administrations, governments, etc) to move the world in the direction of more social solidarity.

In the present world scenario, children deserve the maximum attention: on one side to protect them as they are the most vulnerable human beings; on the other to educate them because they will be the future citizens of the planet and ultimately, the continuous cultural evolution of humanity to build a better world depends on them.

From these considerations was born the idea of the Pistorio Foundation.
Using the limited available financial resources and a lot of enthusiasm from a few family members and friends that are willing to donate some of their time and ideas, the Foundation will try to help in any form underprivileged children in any part of the world, for the very limited amount of people we can reach.

We also believe that, in order to help children, we must also help mothers to become more educated and financially independent. We also need to help in developing the social environment (family, school, village, …) in which the children grow up.

We are very well aware that no matter how successful our efforts will be, they will represent a drop in an ocean of needs. But we believe that any contribution is valuable for the few people we can materially assist, and we can help spread the social awareness with the many more people that we can reach intellectually.
pistsign
Pasquale Pistorio
Aprile 2005

domenica 7 settembre 2014

Questa estate ho letto il libro di Corrado Passera " Io Siamo "


L'ho trovato molto interessante e ricco di indicazioni anche quantitative su come far ripartire il Paese. 
( Ho naturalmente qualche punto di divergenza, ma in genere condivido sia le sue analisi che le sue ricette). 

Un ottimo lavoro!

Purtroppo l'economia italiana va male e continua a deteriorare: la disoccupazione è a livelli altissimi, viaggiando verso il 13%, ma al Sud sopra il 20%; la disoccupazione giovanile è sopra il 43%, ma al Sud sopra il 60%; la pressione fiscale continua a salire; siamo in recessione - di nuovo - e siamo anche in deflazione; ci sono i  Italia 10 milioni di poveri (di cui 6 milioni sotto la soglia della povertà assoluta e 4 sotto quella relativa).

Non c'è dubbio che il Governo Renzi sta cercando di cambiare le cose, ed ha avviato molte iniziative valide: ma per ora l'impatto sulla occupazione e sulla economia è modesto.

Certo Renzi è al governo da soli 6 mesi e non si possono pretendere miracoli, ma la situazione è talmente difficile che non c'e' molto tempo.

Io sono convinto che finché non si cambiano le leggi sul lavoro ( articolo 18 in testa )
le imprese non ASSUMONO e quindi l'economia non riparte. Vedi per esempio gli scioperi negli aeroporti qualche mese fa ( tutti malati dall'oggi al domani e caos in piena stagione turistica dei bagagli)  ed ieri dei controllori di volo a Fiumicino. CON QUESTA CULTURA SINDACALE L'ITALIA NON HA ALCUNA SPERANZA.

 Io credo che occorre fare 4 mosse forti per far ripartire l'Italia:
  1. Le riforme a costo zero per creare un "contesto burocratico e normativo che consenta velocità decisionale, flessibilità operativa e certezza del diritto". Prima fra tutte la riforma del lavoro che consenta anche di LICENZIARE PARASSITI, FANNULLONI ED ASEENTEISTI.
  2. la riforma della giustizia civile e la riforma della burocrazia. Tutto a costo ZERO ma con impatto ENORME SULL'ECONOMIA.
  3. Combattere l'evasione fiscale anche con la tracciabilità a 300 € ( l'aveva fatto Visco ) e poi fra due anni a 100 € ( ma allo stesso tempo ridurre le commissioni sulle carte di credito - lo suggerisce anche Passera nel suo libro ). Inoltre una severa legge anticorruzione per eliminare una forte tassa indiretta sull'economia.  Anche questo punto 2 rappresenta riforme a costo ZERO. Ripristinare la piattaforma sulla ricerca privata, ( per esempio quella da me preparata per Confindustria ed approvata dal ministro Bersani e dal governo Prodi con la finanziaria del 2007 e poi cancellata o sterilizzata dal governo Berlusconi nel 2008 ).
  4. Rimettere la fiscalità di vantaggio per il Sud come già fatto nel 1996 / 2000 dai governi di centrosinistra.

Per fare queste 4 mosse ci vogliono davvero meno di cento giorni, niente o pochissime risorse finanziarie e darebbero una sferzata tremenda alla ripresa dell' occupazione e all' economia.

Nel frattempo ovviamente occorre continuare a fare ciò che il Governo sta già facendo, cioè tagliare la spesa pubblica con la spending review, pagare i debiti della PA alle imprese, fare le riforme istituzionali che sono necessarie per modernizzare il paese, lanciare una serie di lavori per infrastrutture, etc..... Ed inoltre puntare sulla Green Economy ( con in testa risparmio energetico e fonti rinnovabili ) come opportunità enorme del nostro Paese.

Va benissimo il Programma dei 1000 giorni, e sono certo che avrà' successo e l'Italia sarà alla fine molto competitiva, ma secondo me bisogna dare subito una sferzata all'economia coi quattro punti descritti sopra ( ed entro 100 giorni o meno )  se no si rischia la crisi sociale.

venerdì 5 settembre 2014

Consumi elettrici italiani

La tabella allegata mostra che nei primi otto mesi di quest'anno il consumo di energia elettrica in Italia e' calato di oltre il 3% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso (effetti della crisi economica ed anche del miglioramento dell'efficienza energetica del PIL).

Nella produzione si vede un calo notevole nella produzione elettrica da fonti fossili ( di oltre il 10%) mentre cresce la produzione da rinnovabili. E questo e' a tutto vantaggio della bolletta energetica dell'Italia, della salute dei cittadini e delle tasche dei cittadini. Chi ci riemette sono le societa' dell'energia, ENEL in testa.

Se la politica lo volesse, l'Italia potrebbe diventare entro dieci anni di fatto indipendente dai combustibili fossili, con enormi vantaggi per la nostra economia ( la bolletta energetica verso l'estero ci costa 60 miliardi di euro all'anno ), della salute dei cittadini e la sicurezza delle forniture contro tutte le instabilita' geopolitiche.

Basta volerlo.







giovedì 28 agosto 2014

La competitivita' dell' Italia

La competitività di un paese come l'Italia, va esaminata nel contesto economico mondiale.

Oggi l'economia è GLOBALE: i mercati sono globali, i clienti sono globali, i concorrenti sono globali. I capitali si spostano con estrema facilità dove sono più remunerati; ed "i cervelli" (cioè le risorse umane più qualificate o comunque più intraprendenti) si spostano pure dove trovano migliori condizioni di realizzare le proprie aspirazioni sia professionali che economiche.

I paesi che riescono ad avere un flusso positivo di capitali e cervelli in entrata verso quelli in uscita, vincono economicamente, e possono creare le condizioni per offrire ai loro cittadini un contesto sociale sicuro e confortevole ed una qualità della vita elevata.

I paesi economicamente più avanzati, come l'Italia, si trovano a competere, non solo con gli altri paesi avanzati, ma anche con i paesi in via di sviluppo, che possono contare su costi del personale e tutele sia del lavoro che ambientali molto bassi. Ovviamente, in un paese economicamente avanzato non si possono riproporre le condizioni socio-economiche dei paesi in via di sviluppo: sarebbe un ritorno al passato di parecchi decenni cancellando le varie conquiste socio-economiche delle ultime generazioni.

Quindi, i paesi avanzati devono competere su altre basi, creando le condizioni per attirare capitali e cervelli, mantenendo i livelli remunerativi medi già raggiunti, e le tutele (quelle reali, non le deformazioni parassitarie) dei paesi avanzati.

L'aspirazione cui i paesi avanzati devono tendere è quella di "far quadrare il cerchio" (come diceva Dahrendorf), cioè di garantire ai propri cittadini:

  • Libertà democratiche
  • Sviluppo economico
  • Solidarietà sociale
Secondo me, in un paese economicamente avanzato come l'Italia, ci sono 5 linee socio-economiche da mettere in atto per "far quadrare il cerchio:"
  1. Creare un contesto BUROCRATICO e NORMATIVO che consenta alle imprese (di qualunque dimensione) RAPIDITA' ESECUTIVA, FLESSIBILITA' OPERATIVA, CERTEZZA DEL DIRITTO.
  2. Attuare una politica di sviluppo del "capitale umano" (scuola, università, formazione).
  3. Attuare una politica che favorisca la ricerca sia pubblica che privata e l’interazione costruttiva tra le due.
  4. Creare infrastrutture materiali ed immateriali moderne e di alto livello (la banda larga è una delle priorità).
  5. Ridurre la fiscalità sulle imprese e sul lavoro ai livelli medi dei paesi concorrenti. (Ovviamente la fiscalità sui cittadini è un discorso a parte, e dipende dalla situazione di debito del paese e dal livello di welfare che si vuol mantenere).

L'Italia è estremamente carente su tutti i 5 punti critici di cui sopra. La conseguenza è la crisi durissima che stiamo vivendo ed un declino socio-economico continuo del nostro Paese.

Eppure le condizioni intrinseche di competitività dell'Italia sono eccellenti:
  • Esiste, per motivi storici, una imprenditorialità diffusa unica al mondo.
  • Il costo dei "cervelli" (escluso il peso fiscale) è molto più basso, a parità di prestazioni, della media dei paesi sviluppati.
  • Esiste in Italia un patrimonio storico, culturale, paesaggistico, di assoluto valore a livello mondiale, che sfruttato bene ci potrebbe riportare ai vertici del turismo mondiale.
  • Esistono in Italia centri di eccellenza di valore mondiale nella ricerca.
  • Il made in Italy continua ad essere un richiamo di eccellenza nei mercati mondiali.
  • Abbiamo un clima moderato ed abbondanza di sole che potrebbero consentirci con la green economy di essere esportatori netti di prodotti agroalimentari ed azzerare in tempi brevi la pesante bolletta energetica verso l'estero (vedi risparmio energetico e fonti rinnovabili).
Certo partiamo da condizioni economiche e di debito pubblico, fortemente degradati da molti decenni di declino. E le risorse economiche necessarie per realizzare le riforme sono notevoli.

Ma le risorse ci sono se si vogliono utilizzare.

Ci sono quattro "pozzi" da cui attingere:
  • L'evasione fiscale, che vale qualcosa come 180 miliardi di euro all'anno.
  • La corruzione e la criminalità che rappresentano una tassa impropria sull'economia di qualcosa come 80 Miliardi di euro all'anno.
  • La spesa pubblica esagerata e sprecona di oltre 800 miliardi all'anno, dove un risparmio di almeno un dieci percento in pochi anni porterebbe ad altri 80 miliardi di risorse per lo sviluppo.
  • La spesa per gli interessi del debito pubblico, che si può e si deve ridurre, non solo con continue politiche virtuose di bilancio, ma anche con dismissioni una tantum del patrimonio pubblico, sia mobiliare che immobiliare.
Il vero problema è la volontà / capacità politica di fare le riforme.

L'Italia è stata afflitta (e continua ad esserlo) da tre grandi parassiti:
  • Una classe politica (sia a livello nazionale che locale) inefficiente, litigiosa, e talvolta corrotta.
  • Una burocrazia gonfiata, lenta, costosa ed inefficace, e talvolta corrotta.
  • Una cultura sindacale di forte ostacolo alla produttività, alla flessibilità ed in genere alla competitività delle imprese, e quindi creatrice (anche se involontaria) di disoccupazione.
BISOGNA RIMUOVERE QUESTI PARASSITISMI, ALTRIMENTI IL DECLINO CONTINUERA'.

Delle cinque priorità socio economiche elencate sopra, la prima è la più importante come impatto immediato che può avere nell'economia, ed è A COSTO ZERO:
  • La riforma della burocrazia, che comprenda una forte cura dimagrante ed un cambio di cultura che la veda al servizio dei cittadini e non viceversa.
  • La riforma della giustizia civile che semplifichi il groviglio di leggi e per accorciare enormemente i tempi dei processi civili.
  • E la riforma delle norme sul lavoro che riduca e semplifichi la selva di norme e che finalmente faccia aumentare la flessibilità (in entrata, in attività ed in uscita) dell'uso delle risorse umane ed introduca criteri di merito (i comportamenti virtuosi vanno premiati, quelli negativi vanno puniti anche col licenziamento).
Non ho qui citato l'Europa, che può e deve avere un ruolo fondamentale nella ripresa economica dei singoli Paesi e di tutto il sistema macroeconomico costituito da tutti i paesi aderenti. Anzi, voglio solo ricordare che senza l'Europa, i singoli Paesi non ce la farebbero a competere nel contesto globale.

Ma noi come Paese (ed ogni Paese aderente all'Unione) dobbiamo comunque fare i “compiti a casa,” senza scuse e senza alibi.
Ed a questi "doveri" nostri mi sono riferito in questi brevi commenti.

Italy's competitiveness

The competitiveness of a country like Italy must be examined in the global economy.

Today, the economy is GLOBAL: markets are global, customers are global, competitors are global. Capitals move easily where they are better remunerated; and "the brains" (i.e. the more skilled, or more enterprising, human resources) move, where they find the best conditions to realize their aspirations both professional and economic.

Countries that fail to have a positive flow of capital and brains incoming to outgoing ones, they win economically, and can create the conditions to offer their citizens a safe and comfortable social environment and a high quality of life.

The most economically advanced countries, like Italy, compete not only with other advanced countries, but also with countries in the developing world, which can count on personnel costs and safeguards of both labour and environmental very low. Obviously, in an economically advanced country it is not possible to reproduce the socio-economic conditions of developing countries: it would mean a return to the past, by several decades, deleting the various socio-economic achievements of the last generations.

So, the advanced countries have to compete on other bases, creating conditions to attract capital and brains, maintaining the levels already achieved profitable medium, and protections (real ones, not the parasitic deformations) of the advanced countries.

The aspiration that developed countries must aim for is to "square the circle" (as Dahrendorf stated), that is, to guarantee their citizens:

  • Democratic freedom
  • Economic development
  • Social solidarity

In my opinion, in an economically advanced country like Italy, there are 5 socio-economic points to be put in place in order to "square the circle:"

  1. To create a regulatory and bureaucratic context which would allow businesses (of all sizes) executive speed, operative flexibility and legal certainty.
  2. To implement a policy of development of "human capital" (school, university, vocational).
  3. To implement a policy that could promote research, both public and private, and the constructive interaction between the two.
  4. To create tangible and intangible infrastructure, modern and of high standard (broadband is a priority).
  5. To reduce taxing businesses and labour to average levels of other competing countries.
  6. (Obviously, the personal tax is a different matter, and it depends on the debt situation of the country and the level of welfare that one wishes to keep).

Italy is extremely lacking on all 5 critical points as per above. The result is the extremely severe crisis we are experiencing and a continuing socio-economic decline in our country.

Yet the inherent conditions of competitiveness are excellent:

  • There is, for historical reasons, a widespread entrepreneurship, unique in the world.
  • The cost of the "brains" (excluding the fiscal onus) is much lower, with the same performance, than that of the average of developed countries.
  • There is, in Italy, a historical, cultural, natural heritage of great value in the world, that might bring us to the highest levels in terms of world tourism.
  • There are, in Italy, centres of global excellence for research.
  • The "Made in Italy" continues to be a point of excellence in world markets.
  • We have a temperate climate and plenty of sunshine that could enable the green economy to make us become exporters of food products and clear quickly the heavy energy bill we have abroad (see energy savings and renewable sources).

Of course, we start from economic conditions and public debt, severely degraded by decades of decline. And the resources necessary to carry out the reforms are substantial.
But the resources are there, if we want to use them.

There are four "wells" to draw from:

  • Tax evasion, which is in the region of € 180 billion per year.
  • The corruption and crime that are an improper tax on the economy of some € 80 billion per year.
  • The excessive and wasteful government spending of more than € 800 billion per year, where a saving of at least ten percent in a few years would lead to another € 80 billion in resources for development.
  • The expenditure for the interests on public debt, which can and should be reduced, not only with continuous appropriate fiscal policies, but also with one-off disposals of public property, both of securities and real estate.

The real problem is the willingness / ability to make political reforms.

Italy has been plagued (and continues to be) by three major pests:
  • A political class (both nationally and locally) inefficient, quarrelsome, and sometimes corrupt.
  • A swollen bureaucracy, slow, costly and inefficient, and sometimes corrupt.
  • A trade union culture of strong obstacle to productivity, flexibility and competitiveness of businesses in general, and therefore generating (though involuntary) unemployment.

We must remove these forms of parasitism, otherwise the decline will continue.
Of the five socio and economic priorities listed above, the first is the most important, as it can have an immediate impact in the economy, and at no cost:
  • The reform of bureaucracy, including a strong crash diet and a change of culture that could turn it to the service of citizens and not vice versa.
  • The reform of civil justice that simplify the tangle of laws and greatly shorten the time of civil.
  • The reform of labour laws to reduce and simplify the thicket of rules and finally face increasing flexibility (incoming, active and outgoing) of the use of human resources and introducing merit criteria (good behaviour should be rewarded, negative ones must be punished, even with dismissal).
I have not mentioned here Europe, which can and must play a key role in the economic recovery of the individual countries and of the entire macroeconomic system, made of all the member countries. In fact, I just want to remember that without Europe each country could not compete in the global context.
But we as a country (and every country participating in the EU) still need to do our homework, no excuses and no alibi.

And to these duties of ours I have just referred in these brief comments.