venerdì 5 dicembre 2014

Riforma del Lavoro 4 Dic 2014

L'approvazione definitiva al Senato della Riforma del Lavoro ( Jobs Act ) e' un passo fondamentale nel percorso italiano verso la ripresa della competitivita' del nostro sistema produttivo e quindi dell'occupazione. 
La riforma lascia ancora l'obbligo di riassunzione per i casi di licenziamenti disciplinari in cui non si dimostri la giusta causa.  E' un potenziale problema, perche' negli ultimi molti anni provare la "giusta causa", con la cultura sindacale antagonista all'impresa a priori, e la lungaggine dei tempi della giustizia civile, si trasformava di fatto nella impossibilita' di licenziare i lavoratori con comportamenti che creavano danni alla azienda ( per esempio l'assenteismo ) e quindi hanno rappresentato un forte ostacolo alla volonta' di assumere nuovi dipendenti, sapendo che poi di fatto non si riusciva a licenziare i dipendenti scorretti.

C'e' da sperare che nei decreti attuativi si chiariscono bene i casi in cui si riconosce la giusta causa per i licenziamenti disciplinari.

In ogni caso, la legge appena approvata e' un grande passo sia nella competitivita' delle imprese, che nell'aumento delle tutele e dei diritti dei lavoratori, in particolare con un drastico taglio dei contratti precari e una forte opportunita' per le nuove assunzioni, specie dei giovani.

Va dato atto al Governo Renzi di avere fatto una grande riforma nell'interesse del Paese e nonostante la resistenza ideologica di sindacati ed estrema sinistra, inclusa una parte della sinistra del PD.

I prossimi passi che mi auguro fara' il Governo riguardano la riforma della burocrazia, della giustizia civile, la legge anticorruzione, la lotta all'evasione fiscale... cioe' tutte quelle misure a costo zero che cambieranno la competitivita' dell'Italia e saranno la base per la creazione di milioni di posti di lavoro.

Una misura molto semplice, a costo zero, e molto efficace sia contro l'evasione fiscale che contro la corruzione e gli affari della criminalita', sarebbe una stretta sulla tracciabilita'.
Basterebbe introdurre il limite di uso dei pagamenti in cash a soli 100 € ( ritirando via via dalla circolazione tutte le banconote da 100 € ed oltre - lasciando solo quelle da 50 € e al di sotto ). Oggi la tracciabilita' e' a 1000 € e francamente non serve a niente.

La tracciabilita' a 100 € dovrebbe essere accompagnata da un accordo con le banche che limiti il costo dell'uso di carte di credito.

 E l'obiettivo finale dovrebbe essere quello di muoversi verso una societa' "cashless".

La stretta sulla tracciabilita' sarebbe a costo zero per lo Stato, ma il Governo dovrebbe vincere la resistenza di molti attori economici e dei loro sponsor politici.

Ed il Governo Renzi ha dimostrato di saper decidere anche contro resitenze di gruppi di interesse particolari ( nel caso della tracciabilita', sindacati e sinista politica dovrebbero essere a favore, mentre le resistenze politiche verrebbero probabilmente dalla destra ).

In ogni caso sarebbe una misura di grande impatto positivo sia sulla produttivita'del nostro sistema economico, che sulle entrate dello Stato.

Buon lavoro al Governo.

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