Oggi, 18 aprile 2020, possiamo dire che abbiamo superato in Italia il punto di massima emergenza da Coronavirus. Infatti:
- il famoso "picco" è stato superato da qualche giorno e le curve degli infetti e dei decessi sono in lenta ma continua discesa;
- l’emergenza sanitaria nei nostri ospedali è stata superata grazie agli sforzi di tutto il personale sanitario, all’arrivo nelle strutture sanitarie di molti nuovi medici, infermieri e personale operativo, alla creazione di molti nuovi posti letto in strutture permanenti o temporanee, ed all’arrivo nelle quantità necessarie del materiale sanitario richiesto dagli ospedali (mascherine, tute, respiratori, etc...);
- mascherine, guanti e disinfettanti sono disponibili al pubblico nelle farmacie ed altri enti autorizzati;
- enorme è stato il contributo degli operatori sanitari, medici ed infermieri in modo particolare, delle forze dell’ordine e di migliaia di volontari in tutte le regioni ed in tutte le attività;
- le istituzioni a tutti i livelli (Governo, Regioni, Comuni) hanno reagito complessivamente bene e con i tempi possibili in regimi democratici come il nostro, gravato anche da problemi di lentezze burocratiche uniche da noi e certamente le più gravi in Europa;
- infine sono cominciate ed arrivare (purtroppo con la lentezza del nostro sistema burocratico) alle famiglie ed alle piccole e piccolissime imprese aiuti economici certamente vitali.
Entriamo ora nella cosiddetta fase 2, e cioè della riapertura progressiva di tutte le attività economiche e produttive. Io mi auguro che questa fase venga implementata al più presto (a partire dal 20 aprile, come già deciso per alcune attività, e poi accelerare dal 4 maggio), studiando il "come" per garantire la sicurezza e non il "quando". Va fatta subito, altrimenti la crisi economica creerà più danni dell’epidemia.
Ovviamente non siamo fuori dal guado. La crisi sarà ancora lunga e difficile e bisogna mantenere altissima la guardia almeno fino all’estate quando sarà disponibile una cura che contrasta il virus e riduce enormemente la mortalità. Da settembre si sarà nella quasi normalità in termini di spostamenti e contatti, sempre con le dovute precauzioni, in attesa di un vaccino che sarà pronto all’inizio dell’anno venturo e risolverà definitivamente la crisi.
Questa tragedia tuttavia ci ha costretti ad aprire gli occhi su alcuni problemi strutturali di tutta la società umana e, mi auguro, a spingere tutti, cittadini ed istituzioni, a prendere misure correttive per limitare i rischi di disastri futuri. Stanno nascendo e credo resteranno permanenti, alcuni cambiamenti strutturali in tutto il mondo, e molto più marcatamente nei paesi economicamente più sviluppati.
I miei commenti, che seguono, si riferiscono sopratutto ai paesi della Unione Europea (compreso il Regno Unito anche se ne è appena uscito, ma che sono convinto vi rientrerà entro questa decade).
1. INQUINAMENTO E GLOBAL WARMING
È ormai riconosciuto che la diffusione del virus è favorita dall’inquinamento e che le pandemie diventano più frequenti a causa dell’inquinamento e del global warming, senza contare i crescenti danni dei fenomeni estremi quali desertificazione, uragani, scioglimento dei ghiacciai... La pandemia ha fatto scattare un campanello d’allarme anche in questo campo. Nei paesi Europei accelereranno le misure per contrastare inquinamento e global warming, sia a livello dei comportamenti individuali, che delle grandi imprese e delle istituzioni. I paesi scandinavi e la Germania saranno i più virtuosi, ma tutti parteciperanno in questo impegno di civiltà e di salute. Io sono convinto che molti governi imporranno una Carbon Tax (come c’è in Norvegia), aumenteranno gli incentivi alle fonti rinnovabili ed alla mobilità elettrica e decreteranno la chiusura di tutte le centrali a carbone entro questa decade.
2. ECONOMIA DIGITALE
La necessità del "distanziamento sociale" ha fatto crescere enormemente il lavoro a distanza via computer per tutte quelle funzioni che possono essere fatte a distanza, riducendo enormemente la necessità di mobilità urbana ed interurbana, con grande beneficio per l'ambiente in termini di inquinamento, e di tempo sprecato per i lavoratori di concetto. In misura minore, anche nell’insegnamento è avvenuto lo stesso.
Questi cambiamenti saranno permanenti grazie anche alle nuove tecnologie delle telecomunicazioni. I governi favoriranno la diffusione di queste tecnologie creando o potenziando le necessarie infrastrutture e incentivando la diffusione di strumenti informatici semplici come i tablet e gli smart-phones. La Cina è il paese più avanzato in questa nuova economia "digitale". I paesi europei devono compiere uno sforzo notevole per non restare indietro in questo settore (che avrà ricadute enormi a livello economico), mettendo come priorità dei loro investimenti le infrastrutture digitali di ultima generazione, e promuovendo l’educazione all’uso e la diffusione di computers, tablets, e smart-phones.
3. GLOBALIZZAZIONE E DELOCALIZZAZIONE
La pandemia ha anche evidenziato i limiti della delocalizzazione industriale: è assurdo che in Italia non si trovavano più semplici oggetti sanitari come mascherine, guanti, tute, e respiratori, perché essendo prodotti a basso valore aggiunto, tutta la produzione era stata spostata in paesi a basso costo del lavoro, i quali colpiti pure loro dalla pandemia si sono tenuti questi prodotti per loro prima di spedirne ad altri. Così com'è assurdo che una grande fabbrica si blocchi perché mancano alcuni componenti la cui produzione è stata delocalizzata.
Io credo che i governi e gli organi decisionali dell'Unione Europea imporranno che ci sia dentro i confini dell’Unione una produzione largamente sufficiente a soddisfare tutti i bisogni su tre settori strategici vitali: la Sanità; l’Agroalimentare; e l’Energia. Inoltre, le imprese capiranno che non possono rischiare di bloccare le loro produzioni per la mancanza di alcuni componenti la cui produzione è stata delocalizzata. Molto meno rischioso é produrre quei componenti in casa, specialmente ora che con l’automazione e la robotizzazione il costo del lavoro incide sempre meno.
A questo proposito, voglio ricordare che spesso, almeno in Italia, la delocalizzazione si fa più per evitare gli eccessivi vincoli sindacali e la scarsa flessibilità della produzione, piuttosto che per ridurre il costo del lavoro. Il che impone una profonda revisione delle leggi del lavoro che consentano di licenziare rapidamente e facilmente parassiti e disonesti e consentano una buona flessibilità, pur nel rispetto dei sacrosanti diritti dei lavoratori.
La nuova globalizzazione del post pandemia riguarderà il commercio di beni e servizi ed il movimento di persone per cultura e turismo, nonché la delocalizzazione di interi complessi produttivi (anziché di parti) per servire i mercati esteri localmente.
4. LE DISEGUAGLIANZE ECONOMICHE
I numeri ci dicono già che i più colpiti dalla pandemia sono, a parità di età, gli individui più disagiati economicamente. Il che comporta una maggiore mortalità per loro e un maggior rischio di contagio per tutti. Le disuguaglianze sono tra paesi economicamente più sviluppati (quasi tutti i paesi europei, la Russia europea fino agli Urali, alcuni paesi arabi come l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, Israele, gli USA, il Canada, il Giappone, la Cina, Singapore, Taiwan, Hong Kong, Corea del Sud, l’Australia e pochi altri), e tra paesi in via di sviluppo (la maggior parte dei paesi Africani, i paesi del Centro e Sud America, e molti paesi Asiatici in particolare India, Pakistan, Bangladesh, Indonesia, Myanmar, Vietnam, Turchia, Thailandia, Iran, Filippine...per citare i paesi con più di 50 milioni di abitanti), ma le diseguaglianze sono anche all’interno di praticamente ogni singolo paese, anche se meno accentuate in quasi tutti i paesi economicamente sviluppati. Queste disuguaglianze sono mostruose e sono incompatibili con qualsiasi senso di civiltà e di umanità: sono di fatto un crimine contro l’umanità.
Per le diseguaglianze interne è necessario che tutti i paesi adottino una politica fiscale fortemente redistributiva ed il potenziamento dei servizi sociali di base, a partire dalla scuola dell’obbligo per tutti (fino ai 18 anni) e dalla sanità pubblica. Per l’Italia il mio suggerimento è di inserire 3 materie d'insegnamento in tutte le classi della scuola dell’obbligo e precisamente: 1) inglese; 2) educazione civica (che include temi ambientali); 3) educazione informatica, completa quest’ultima della fornitura gratis ad ogni studente della prima media di un tablet che lo accompagnerà fino alla fine delle secondarie.
Sia per la scuola che per la sanità, l’Italia deve allocare risorse come percentuale del PIL, pari alla media dei paesi più economicamente avanzati in Europa come Francia, Germania, e paesi Scandinavi.
Per le diseguaglianze tra paesi è fondamentale che tutti i paesi economicamente più sviluppati (che definisco come quelli con un PIL pro capite a PPA superiore a 30 K$), allochino dall’uno al due per cento del loro PIL per lo sviluppo dei Paesi più disagiati. Questa è una scelta di solidarietà umana, ma è anche nell’interesse dei paesi donatori che altrimenti sarebbero travolti dalle ondate migratorie dai paesi poveri. Gli aiuti vanno associati ad una politica di emancipazione delle donne e di educazione al family planning, per ridurre la forte natalità in questi paesi. Nel mondo siamo troppi e la eccessiva crescita della popolazione mondiale viene proprio dai paesi in via di sviluppo.
5. SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE
La pandemia ha anche accentuato il senso di solidarietà internazionale e di collaborazione tra i popoli. Si sono intensificati i rapporti di collaborazione specialmente a livello scientifico, ma anche sociale ed economico. Ci si rende conto che siamo parte della stessa famiglia umana e che abitiamo lo stesso pianeta, pianeta che negli ultimi decenni abbiamo saccheggiato, ed ora il disastro ricade su di noi. Io credo che questo senso di solidarietà resterà dopo la crisi sanitaria ed aumenterà la collaborazione tra i popoli, e mi auguro che acquisteranno più credibilità ed autorevolezza enti sovranazionali come l’ONU, l’OMS, e tanti altri per facilitare il dialogo tra i popoli e risolvere le controversie internazionali.
In particolare, nell'Unione Europea, io credo, o almeno mi auguro, che nascerà un nuovo impulso verso la formazione di una vera unione politica - Stati Uniti d’Europa - che sarebbe il più avanzato sistema macroeconomico del mondo, modello di Libertà Democratiche, Sviluppo Economico, e Solidarietà sociale, con la dimensione di scala demografica ed economica, capace di influire molto positivamente sul progresso di tutta la società mondiale.
Infine, in Italia la pandemia ha reso più evidente la pesantezza del nostro sistema burocratico, dell'inefficienza del nostro sistema politico (bicameralismo perfetto, instabilità dei Governi) e la lentezza del nostro sistema giudiziario. Mi auguro che questa ulteriore consapevolezza farà scattare una riforma profonda delle nostre strutture burocratiche, amministrative e giudiziarie, affinché il nostro paese possa ricominciare a crescere sia economicamente che socialmente ai ritmi dei paesi economicamente più avanzati in Europa.