Molti osservatori ( inclusi economisti e politici ) esprimono molta preoccupazione per la bassa natalità in Italia e di conseguenza il calo demografico in futuro.
Le previsioni parlano di una popolazione in Italia nel 2065 di 53 milioni di persone verso le 60,6 milioni di oggi.
La popolazione invecchia e ci saranno a quella data molti vecchi e pochi giovani.
Chi pagherà le pensioni?
Come si manterrà un sistema economico dove i giovani in età lavorativa sono in continuo calo ed i vecchi in continuo aumento?
Per me il calo della popolazione è un GRANDE VANTAGGIO per tutti e non un problema.
Già oggi non abbiamo il problema di carenza di giovani per coprire posti di lavoro vacanti.
Al contrario abbiamo milioni di disoccupati o sottoccupati.
Io credo, ad istinto, che la popolazione italiana debba scendere a 50 milioni e poi stabilizzarsi (con politiche adeguate) a questo livello.
Gli aumenti di produttività dovuti alle nuove tecnologie faranno crescere il PIL anche in caso di calo demografico; e crescerà sopratutto il PIL pro capite (che ciò che più conta); l’assistenza ai vecchi sarà fornita dai giovani fortemente aiutati da robot domestici che cominceranno ad entrare in commercio entro il 2030; le pensioni saranno in equilibrio grazie al sistema contributivo ed all’aumento dell’età pensionabile fino a 70 anni entro il 2040 e poi ancora progressivamente fino a 75 anni (una forma ancora più spinta di legge Fornero, che è eccellente).
Siamo TROPPI NEL MONDO ED ANCHE IN ITALIA.
Una popolazione a 50 milioni di abitanti ( ed anche meno ) ci farebbe stare tutti meglio.
In termini di “spazio” godibile da ciascuno, di risorse alimentari prevalentemente da colture ed allevamenti bio, di risorse energetiche da fonti rinnovabili. di mobilità meno caotica e sempre più elettrica.
Ben venga dunque il calo della popolazione, combinato col controllo dell’immigrazione, che secondo me va mantenuto entro lo 0,1% della popolazione residente all’anno (cioè oggi circa 60 mila persone all’anno) affinché sia facilmente integrabile senza sconvolgere la nostra identità culturale.
Le previsioni parlano di una popolazione in Italia nel 2065 di 53 milioni di persone verso le 60,6 milioni di oggi.
La popolazione invecchia e ci saranno a quella data molti vecchi e pochi giovani.
Chi pagherà le pensioni?
Come si manterrà un sistema economico dove i giovani in età lavorativa sono in continuo calo ed i vecchi in continuo aumento?
Per me il calo della popolazione è un GRANDE VANTAGGIO per tutti e non un problema.
Già oggi non abbiamo il problema di carenza di giovani per coprire posti di lavoro vacanti.
Al contrario abbiamo milioni di disoccupati o sottoccupati.
Io credo, ad istinto, che la popolazione italiana debba scendere a 50 milioni e poi stabilizzarsi (con politiche adeguate) a questo livello.
Gli aumenti di produttività dovuti alle nuove tecnologie faranno crescere il PIL anche in caso di calo demografico; e crescerà sopratutto il PIL pro capite (che ciò che più conta); l’assistenza ai vecchi sarà fornita dai giovani fortemente aiutati da robot domestici che cominceranno ad entrare in commercio entro il 2030; le pensioni saranno in equilibrio grazie al sistema contributivo ed all’aumento dell’età pensionabile fino a 70 anni entro il 2040 e poi ancora progressivamente fino a 75 anni (una forma ancora più spinta di legge Fornero, che è eccellente).
Siamo TROPPI NEL MONDO ED ANCHE IN ITALIA.
Una popolazione a 50 milioni di abitanti ( ed anche meno ) ci farebbe stare tutti meglio.
In termini di “spazio” godibile da ciascuno, di risorse alimentari prevalentemente da colture ed allevamenti bio, di risorse energetiche da fonti rinnovabili. di mobilità meno caotica e sempre più elettrica.
Ben venga dunque il calo della popolazione, combinato col controllo dell’immigrazione, che secondo me va mantenuto entro lo 0,1% della popolazione residente all’anno (cioè oggi circa 60 mila persone all’anno) affinché sia facilmente integrabile senza sconvolgere la nostra identità culturale.